Approvato il nuovo Piano del Parco della Majella
Sulmona – Via libera al nuovo Piano del Parco Nazionale della Majella dopo l’approvazione da parte del consiglio direttivo dell’Ente.
A seguito dell’odierna approvazione da parte del Consiglio Direttivo del Parco Nazionale della Majella, il nuovo Piano sarà prontamente inviato al Ministero dell’Ambiente per il proprio parere di competenza, all’esito del quale lo strumento sarà depositato per quaranta giorni presso le sedi dei Comuni e della Regione per la necessaria fase di pubblicazione. Entro i successivi quaranta giorni chiunque potrà presentare osservazioni scritte, sulle quali l’ente Parco esprimerà il proprio parere entro trenta giorni.
I capisaldi del Piano sono “Competenza giuridica, profonda conoscenza dei processi ecologici, visione territoriale e aderenza alle normative internazionali”. Il nuovo Piano è lo strumento di pianificazione principale del territorio della Majella, custodito da un Parco di 750 kmq, con 39 territori comunali e con uno dei più grandi patrimoni di biodiversità d’Europa.
“Troppe cose, da allora, sono cambiate – interviene il Presidente Vicario e Sindaco di Palena Claudio D’Emilio – nella gestione del territorio e soprattutto negli strumenti della conservazione della natura: i cambiamenti ecologici in corso, la presenza di specie faunistiche di pregio, come il lupo, il camoscio appenninico e l’orso marsicano, che nel frattempo hanno raggiunto consistenze e distribuzioni importanti, la presenza delle attività antropiche sui territori, le modalità di gestione agro-zootecniche, gli sport sostenibili, le nuove visioni gestionali nel frattempo maturate anche sulla scorta delle Direttive europee, dei progetti Life, dei piani di gestione dei Siti di interesse comunitario. Cambiamenti della natura e delle istituzioni che non potevano essere contemplati vent’anni fa e che necessitavano di aggiornamento e di una nuova fase operativa. Con il vecchio Piano, per altro, affetto da eccessiva sintesi ed indeterminatezza, mancando il Regolamento del Parco, che doveva disciplinare le attività consentite, l’ampia discrezionalità dirigenziale aveva prodotto una mole inconcepibile di ricorsi e di questioni giudiziarie, oltre che un magma informe di burocrazia che appesantiva il rapporto tra Ente e territorio”.
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