L’opinione – Abruzzo irritato, sciopero acqua


L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Per Sacconi l’emendamento bipartisan che allunga la durata della cassa integrazione ordinaria da 12 a 18 mesi, in forma sperimentale nel biennio 2010-11, è una norma inutile e annuncia che il governo darà parere negativo. Per il ministro, gli strumenti che ci sono bastano e per di più, dicono dal suo staff, la norma non troverebbe copertura sufficiente (pari a 600 milioni di Euro). Senza contare, aggiungono dal ministero, il fatto che il fondo individuato (gli 8 miliardi predisposti lo scorso anno per la crisi) sarebbe destinato alla cig in deroga, cui accedono tutte le imprese (anche le piccole, il commercio e i servizi). Utilizzare quei fondi per la cig ordinaria, significherebbe togliere ai piccoli per dare ai grandi. In realtà, come ricorda oggi l’Unità (la notizia è poco considerata sulle altre testate), di quegli otto miliardi finora sono stati spesi meno di due e, pertanto, le risorse rimanenti basterebbero per gli uni e gli altri. Parere negativo ha espresso anche la Ragioneria Generale che, ha sentenziato: “Introducendo diritti soggettivi e oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica per il biennio 2010-2011 presenta un criterio di copertura che risulta inidoneo”. Polemiche nei confronti di Sacconi non giungono solo dall’opposizione, ma anche dalla sua stessa coalizione, segno di maretta che sta rapidamente dovendo tempesta nella destra, tutta protesta a portare avanti leggi “ad pesonam” e garanzie per se stessa e poco incline ad occuparsi di lavoro e stato sociale. Il leghista Massimiliano Fedriga ha dichiarato: “Per la verità il fondo in questione è destinato a tutti i tipi di cassa integrazione. Se ci sono problemi di risorse, si può discutere. Ma mi sembra importante stabilire il principio”. In disaccordo anche un altro esponente della maggioranza, Giuliano Cazzo, che ammette che forse non c’è stato un raccordo tra Parlamento e governo, mentre il presidente della commissione, Silvano Moffa, chiede rispetto per il lavoro parlamentare. Forte imbarazzo e area di crisi e sfilacciamento , quindi nella destra, che in queste ore è impegnata ad assorbire l’inutilità del decreto “ad listam”, il trentesimo voto di fiducia per il “legittimo impedimento”, il fango caduto sui vertici della Protezione Civile e relativi appalta e, ultimo in senso cronologico ma non per importanza, la secca condanna a Berlusconi del Csm, vivamente preoccupato del tentativo di delegittimare la giustizia ed i magistrati, tenacemente percorso in ogni occasione dal leader e dai suoi più fedeli. Concordiamo con l’on. Damiano che oggi, sempre su l’Unità, dichiara: “la verità è che il governo ha trovato senza problemi i tre miliardi per cancellare l’Ici ai più ricchi, mentre quando si tratta di lavoratori lo stesso governo diventa molto amaro” e siamo in linea, anche, con il sen. Pd Achille Passoni, che dice: “Vorremmo che Tremonti e Sacconi ci spiegassero perché hanno più volte ripetuto che di soldi per gli ammortizzatori sociali ce n’erano in abbondanza, mentre ora scopriamo che un prolungamento di soli sei mesi della Cig è una misura insostenibile per le casse dello Stato”. Come ha dichiarato Nichi Vendola (forse l’unico a fare una campagna davvero politica e non pro o contro Berlusconi), la vocazione antilavoratori di questo governo, si è già espressa giorni fa, con la cancellazione dell’art. 18 per il reintegro o il risarcimento di un lavoratore qualora sia stato licenziato senza giusta causa. Lo scorso 6 marzo, nel corso di un Convegno al Teatro Piccinni di Bari, davanti a 600 persone con i due “ricongliati” campioni del centrosista Michele Emiliano e Nichi Vendola, quest’ultimo, ha parlato cupo che parla, della fine “tragicomica” della Seconda Repubblica, dove la “missione bontà” declamate per il terremoto in Abruzzo si sono rivelate nelle “risate di una banda di delinquenti” e dove si straccia senza remore un “pilastro della democrazia” qual è l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (sui licenziamenti). Emblematico dell’affanno che vive Berlusconi con un governo rissoso, diviso, incapace di vere strategie, la vicenda del giornalista apostrofato ieri nella sede del Pdl, in via dell’Umiltà, durante la conferenza stampa del presidente del Consiglio sul ‘caos liste’. Voleva rivolgere una domanda al premier sulla protezione civile e Guido Bertolaso, ma non ha rispettato la scaletta delle domande, interrompendo un giornalista che stava già parlando con il microfono in mano. A questo punto Silvio Berlusconi ha invitato Rocco Carlomagno, inizialmente con tono pacato, e poi con toni sempre più accesi, ad aspettare il proprio turno, e infine a lasciare la sala, dandogli più volte del villano. Nello scontro è intervenuto anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che ha raggiunto Carlomagno, lo ha preso per le spalle cercando di costringerlo ad uscire. Pare, riferisce La Repubblica, che Berlusconi abbia anche ironizzato sulla calvizie di Carlomagno, dicendo, fra l’altro: “Capisco perché lei è cosi, perchè tutte le mattine quando va a pettinarsi davanti allo specchio si vede…”. Certamente Carlamagno è un giornalista ispido e difficile, attivista politico (fa parte, ad esempio, del coordinamento nazionale contro i siti di stoccaggio nucleare e del coordinamento ‘Aiutiamo l’Abruzzo’) e altrettanto certamente è famoso per porre, nei dibattiti politici, domande irriverenti e fuori dagli schemi; ma altrettanto certamente la scomposta reazione del premier e quella “squadristica” di La Russa, indicano che non vi è molta calma dentro al Pdl. Intanto l’Abruzzo intero si mobilita per la manifestazione del 20 marzo a Roma contro la privatizzazione dell’acqua; evento che seguirà di soli 8 giorni lo sciopero generale indetto dalla CGL, organizzato dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, e che vedrà l’adesione di centinaia di associazioni, comitati e organizzazioni politiche e sindacali provenienti da tutta Italia. Ad oggi, dall’Abruzzo, partiranno 10 pullman da tutte le principali città: Pescara, L’Aquila, Avezzano, Chieti, Vasto, Lanciano, Francavilla, Teramo, Giulianova. Insomma è difficile, anche per un abile retore ed imbonitore come Berlusconi, difendere un governo che ha saputo privatizzare (scuola, acqua), creare sotterfugi legislativi d’impunità e non occuparsi di vero recupero produttivo, tutela dei lavoratori, dando esempi frequenti di dubbia condotta morale. Ma la cosa più grave (da imputare non solo a Berlusconi ma a tutto il Pd) e che lo stato attuale ha creato, di fatto, una distruzione dei veri partiti e della vera politica, con la nascita solo di scontri furiosi fra tifosi di questo o quello schieramento. Le vicende tragicomiche di questi giorni dimostrano ancora una volta la pochezza della classe dirigente attuale. Il governo si conferma incompetente e incapace, addirittura, di adottare un provvedimento di legge che, col nome bizzarro di decreto interpretativo, si rivela inefficace perché interviene su una materia di competenza regionale. L’opposizione, ormai arroccata sulle posizioni intransigenti di Grillo e Di Pietro, non riesce a prendere iniziativa, facendosi carico del diritto degli elettori del Pdl di vedersi rappresentati e, cosa ben più grave, lascia solo a difendersi il Presidente Napolitano. Mancando quindi la bussola della politica a tutti i livelli, il disorientamento nella gente comune è arrivato a livelli preoccupanti. Tuttavia, sappiamo dalla storia, che molto spesso il popolo, in condizioni consimili, ha saputo trovare soluzioni migliori di quelle escogitate (o disattese) da quelli che lo governavano.


11 Marzo 2010

Categoria : Politica
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