Viadotto Belvedere: usare solo la logica
L’Aquila – Il caso Genova ha riportato di attualità un problema che a L’Aquila (come tanti altri) dorme da nove anni: dal terremoto. In questi giorni si riparla (ma solo perché è tornato sui giornali dopo Genova. ridestando dal torpore la politica comunale). Chi la vuole cotta e chi cruda, chi propone, suggerisce, chiede, promette. La politica fa quello che le riesce meglio: rinvia . Non sapendo decidere mai nulla, farfuglia di nuovi accertamenti e di tornare sull’argomento fra alcune settimane.
In certi casi vale ed ha senso solo la semplice logica basata sui fatti.
Il viadotto è chiuso da nove anni, quindi non è ritenuto sicuro. Chi lo ha giudicato tale non si sa, ma dopo nove anni di certo non sta meglio.
O si demolisce e si ricostruisce. Oppure si rimette a posto quello che esiste sospeso su un palazzo con trenta famiglie. Se si è deciso di rifarlo (così sembra) va comunque demolito, in quanto quello futuro dovrebbe essere di acciaio.
Cosa impedisce quindi che sia demolito subito, togliendo dall’ansia chi vi abita sotto?
Ci pare un ragionamento tanto semplice, da essere comprensibile persino per un politico.
Ma alle decisioni si preferiscono finte iniziative democratiche, dalle quali escono solo chiacchiere, alle quali i politici danno spago intromettendosi e attirando i mass media. A loro beneficio.
E il viadotto chiuso da nove anni rimane dov’è, mentre i costi per rifarlo crescono come pasta con il lievito. Cosa che, forse, è la più desiderata da qualcuno.
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