Strade e vicende che accusano e condannano i politici
NON C’E’ SOLO LA STRADA PER AMATRICE, MA ANCHE IL RADDOPPIO DELLA 17 LASCIATO A META’ -
L’Aquila – L’ultima bufala, con tanto di foto del consigliere regionale PD Pietrucci, è del marzo scorso: l’annuncio a grandi titoli (non sul nostro giornale) dell0inizio dei lavori a maggio. Lavori di che? Ma naturalmente del quarto loto della superstrada per Amatrice. A maggio non è successo nulla. Ora l’ultimo annuncio dice che tutto avverrà il 15 settembre. Chi sa perché sprecare ancora due mesi, mentre i cantieri potrebbero partire subito. E sfruttare l’estate.
E’ l’ultimo capitolo (patetico) di una storia lunga alcuni decenni che accusa e condanna tutta la politica abruzzese e aquilana, senza esclusioni. Tutti colpevoli, tutti coinvolti.
L’ultimo tronchetto dell’arteria da Pizzoli a Cagnano fu inaugurato una dozzina di anni fa. C’erano tutti, di ogni risma e colore politico. Vanterie, promesse, rivendicazioni di meriti e impegni per il tronco successivo: che ha atteso una dozzina di anni. Costa 60 milioni, forse dieci anni fa sarebbe costato la metà . O forse proprio il suo costo ha frenato, insabbiato, rallentato, ostacolato. Un boccone davvero succulento.
Facendo i conti sommari, l’arteria aspetta da oltre trent’anni, costa un abisso di milioni di euro e non servirà a molto.
Infatti, ad Amatrice non arriverà mai. Da Montereale, dove si fermerà il prossimo loto, mancano 23 km difficili e montuosi. Costerebbero montagne di soldi. Richiederebbero al medesimo ritmo almeno altri trent’anni. Fra tre decenni forse non ci saranno più auto, e neppure i paesi dell’alto Aterno e del Reatino.
La storia è assolutamente scandalosa, ma i politici l’hanno vissuta lucrandoci voti e immagini.
Hanno invece azzerato, cancellato il raddoppio della 17 nel tratto San Gregorio- San Pio delle Camere. Lì la storia ha almeno 50 anni. Un pezzo di raddoppio fu eseguito dieci o quindici anni fa, devastando l’altipiano di Navelli e non risolvendo alcun problema: L’Aquila-Pescara in auto richiede sempre lo stesso tempo, ancora oggi. Il resto del l lavoro è finito nel nulla totale. Nessuno ne parla ormai più. La memoria collettiva, che è come un colabrodo, ha dimenticato.
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