Forza Italia e il nome dell’Università
UN DIBATTITO CHE RISCHIA DI RIDURSI A CAMPANILISMO -
Pescara – Il capogruppo Forza Italia al Comune Antonelli scrive: ““Il dibattito inerente il cambio di denominazione dell’Università ‘d’Annunzio’, con l’aggiunta dell’aggettivo ‘dell’Adriatico’, non può ridursi a una discussione fatta di orticelli o antichi campanilismi. Prima di alzare scudi o salire su barricate virtuali, vogliamo capire quale sia il progetto a monte di tale iniziativa, ovvero se quell’aggettivo implica una politica tesa verso l’altra sponda dell’Adriatico, dunque una politica di inclusione e di gemellaggio didattico, che significa anche crescita, espansione, dunque economia e lavoro, o se si tratta di un semplice ‘vezzo’, tesi, quest’ultima, alla quale non credo conoscendo la caratura di chi oggi governa l’Ateneo Chieti-Pescara. Per tale ragione, prima che la politica entri a gamba tesa nella materia, in un momento in cui l’Abruzzo ha più che mai bisogno di unione per ricostruire la propria forza a livello nazionale, propongo un incontro congiunto, anche dei Consigli comunali di Chieti e Pescara, con il Senato Accademico per approfondire la questione e ascoltare dalla viva voce dei protagonisti tutti i risvolti di un provvedimento comunque storico, e dunque meritevole di attenzione”. Lo ha detto il Capogruppo di Forza Italia al Comune di Pescara Marcello Antonelli intervenendo sul dibattito aperto in merito all’ipotetico cambio di denominazione dell’ateneo Chieti-Pescara ‘d’Annunzio’.
“Le guerre di campanile hanno sempre fatto male a Pescara, le divisioni territoriali hanno sempre visto soccombere un solo soggetto, l’Abruzzo nella sua interezza, surclassato non da questa o quella provincia, ma piuttosto dalle Regioni vicine. E – ha osservato Antonelli – mentre L’Aquila e Pescara perdevano tempo a litigare per la sede del Tribunale dei Minori, solo per fare qualche esempio, o sui maggiori investimenti dirottati ora sul porto di Ortona, ora su quello di Pescara, l’Abruzzo ha perso il treno dell’alta velocità, dei voli postali notturni con il centro di smistamento della corrispondenza o i collegamenti con la Croazia a tutto vantaggio dei territori vicini. Ora non possiamo permettere che questo grave errore si ripeta con l’ateneo, e prima di assumere una posizione contro o a favore, la questione va approfondita. Il dato oggettivo da cui partire è che l’eventuale nuova denominazione, per ora approvata dal Senato Accademico e che ancora dev’essere vagliata dal Consiglio d’amministrazione dell’Ateneo, non rappresenta un cambio tout court né vede una ‘sottrazione’ tesa a mortificare questo o quel territorio, ma piuttosto un’implementazione, ossia il nostro ateneo assumerebbe il nome di Università degli studi dell’Adriatico Gabriele d’Annunzio Chieti-Pescara. La scelta della nuova aggettivazione chiede un momento di riflessione per capire se a monte di tale decisione ci sia o meno un progetto: mi chiedo se ci sia un riferimento esplicito all’altra sponda dell’Adriatico nell’elaborazione di un nuovo percorso formativo. Mi chiedo se dietro l’invito del Rettore Caputi non ci sia una mano tesa per lavorare tutti insieme in tale direzione, ovvero far diventare la nostra Università il punto di riferimento per entrambe le sponde, preludendo a un salto di qualità, a una possibilità di espansione e di ingresso in un mercato che offre delle potenzialità che, nel caso, vanno colte. Io credo fermamente che, dietro tale novità che avrà comunque un valore, ci sia un disegno, a partire da una diversa qualificazione dello stesso ateneo che sottende la volontà di proiettare quel mondo universitario bel al di fuori dei confini di Chieti e Pescara, ma di dargli un respiro più ampio, in modo da intercettare l’attenzione e l’interesse non solo della popolazione universitaria di parte del sud Italia, ma anche di quanti dall’est potrebbero decidere di proseguire il proprio cammino formativo nelle nostre città. Ovviamente le nostre restano, per ora, supposizioni che chiedono un riscontro, e per questa ragione – ha aggiunto il Capogruppo Antonelli – ritengo opportuno che la politica deponga le armi e si sieda attorno a un tavolo proprio con i vertici dell’Ateneo per ascoltare, capire e formarci un’idea precisa di quanto potrà accadere”.
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