Danni da cinghiali, a pagare i cacciatori
Ofena – Scrive Dino Rossi del Cospa Abruzzo: “Danni da cinghiali, a pagare i cacciatori. Questo titolo questi giorni ha riempito le pagine dei più grandi quotidiani italiani, lasciando sconcertato sia il mondo agricolo che quello venatorio. Molti cacciatori sono anche agricoltori, in pratica i contadini cacciatori si ritrovano il campo distrutto senza poter usare il fucile ogni qualvolta i cinghiali bivaccano sui campi, se prima non hanno riempito una pila di scartoffie e attivate le procedure che i burocrati si sono inventati per tappare la bocca agli animalisti. Intanto i cinghiali mangiano indisturbati e quando arriva il contadino cacciatore sul campo, i cinghiali stanno schiacciando il sonnellino nelle rimesse dentro le aree protette, magari ruttando alla faccia di chi coltiva. A mio avviso al consiglio di stato sono arrivate notizie frammentate ed ecco perché una sentenza senza senso. Forse al consiglio di stato è sfuggito che in Italia esiste la Legge sulla caccia 157/92 ormai obsoleta, molto restrittiva per la caccia al cinghiale e nessuno finora è stato in grado di cambiare e dare la possibilità di allungare i periodi di caccia al fine di contenere il numero degli animali presenti sul territorio. Poi ci sono le aree protette che supera di gran lunga l’undici per cento del territorio, le aree antropizzate, strade, riserve naturali, riducono le zone di caccia. Ora la regione Abruzzo si inventa la caccia di selezione e i censimenti, mentre nelle regioni limitrofe si procede in girata anche nelle aree protette che consiste in una caccia di selezione con l’ausilio di un solo cane abilitato e addestrato per la caccia al cinghiale. La caccia di selezione è solo un palliativo che consiste nell’appostarsi ed aspettare che il cinghiale arrivi e che sia quello assegnato da abbattere, altrimenti lo devi guardare mentre divora il tuo campo. Poi ci obbliga a fare il censimento altrimenti non puoi fare la caccia di selezione e allora dai a cercare di contare gli animali, cosa molto difficile, e poi si procede all’abbattimento. Questi interventi fino ad oggi sono risultati vani. Infatti, dopo interviene la Polizia provinciale a fare il selecontrollo, si spara a tutto, piccoli grandi, scrofe incinte di notte con i fari, vicino le case e le aziende un vero e proprio far west, a spese dei cittadini e i cacciatori che pagano le tasse per andare a caccia e investono su armi e munizioni costose come da regolamento regionale, oltre tutto mandando in fumo tutto il lavoro della caccia di selezione. Tutto questo scempio si potrebbe evitare allungando i tempi di caccia e rifare la riperimetrazione dei Parchi, perché non è giusto che all’interno delle aree protette ci siano i terreni privati, le zone protette devono interessare solo le aree demaniali. Per questi motivi ci stiamo attivando come Cospa Abruzzo ad una raccolta di firme al fine riportare i confini dei parchi in quota .
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