Regione, a non capirci nulla sono gli abruzzesi
L’Aquila – Negli eventi della politica regionale più va avanti la vicenda del governatore che rimane senatore, o viceversa, meno gli abruzzesi capiscono la Regione e la sua politica. Si estende la distanza, che è sempre stata notevole, tra il popolo e l’istituzione regionale. I palazzi e i loro castellani sono un enigma, ormai divenuto indecifrabile.
Diciamo solo due o tre cose, quelle che la gente percepisce maggiormente.
D’Alfonso dovrà prima o poi scegliere tra palazzo Silone e palazzo Madama. Perché si attarda, si ostina a non farlo, e perché il consiglio regionale lo sostiene? Se è vero che ha in cantiere alcune cose importanti, così sostiene, potrebbe lasciarle nelle mani fidate del vice Lolli, uomo integro e attivo.
La conclusione alla quale giunge l’opinione popolare è che i potenti sono saldati alle loro poltrone, e che, ancora più grave, le leggi farraginose e oscure in vigore lo consentono loro. Non per il bene dell’Abruzzo, di certo, visto che siamo ormai in recessione e abitiamo tra quelli che stanno peggio in Italia. Vent’anni fa eravamo la Lombardia del Mezzogiorno…
Motivi politici non se ne vedono. Il 4 marzo l’Abruzzo ha scelto grillini, legaioli e fratelli italiani. Il PD è vaporizzato, esangue e sfinito dai suoi errori marchiani. Il governo regionale non rappresenta certo l’opinione politica abruzzese attuale. Per quale motivo un governatore del PD insiste nel restare il più a lungo possibile, e un consiglio lo appoggia?
L’ultima cosa che la gente non capisce è questa: chi è contro D’Alfonso in aula, ma non riesce a disarcionarlo, può dimettersi e mandare in frantumi il consiglio assai prima della scadenza.
Pewrchè non pensa neppure a farlo?
La colla sulle poltrone, forse, ce l’hanno in molti, o tutti.
E continuiamo a vivere una politica che, pur sforzandosi, nessuno capisce più. Tutto ciò non sa di benessere democratico, ma di febbre malarica.
Stendiamo un velo sulle vicende giudiziarie.
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