I neutrini che ci tengono caldo


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Era un enigma ed esistevano solo ipotesi di spiegazione. Perchè c’è tanto calore dentro la Terra? Basta la tradizionale spiegazione del “fuoco interno” naturale a chiarire ogni dubbio? No, non basta e ce n’è un’altra ormai dimostrata, quella dei geoneutrini, particelle neutriniche che provengono dal cuore della Terra, catturati dagli scienziati dell’esperimento Borexino, nel Laboratorio del Gran Sasso: La notizia è del 2 marzo, l’hanno ripresa tutte le pubblicazioni scientifiche del mondo. Forse è però necessaria qualche semplice spiegazione per chi non si interessa di fisica. Geoneutrini è una parola che non deve allarmare: si tratta semplicemente dei neutrini terrestri (geo dal greco), e non dei neutrini che provengono dalle stelle e che pure vengono studiati al Gran Sasso. Ma per altri scopi.
Dov’è un neutrino, particella minimale che si riteneva priva di massa, ma una massa invece ce l’ha, c’è una traccia di enormi quantità di energia. Un messaggio dall’energia, per esempio quella che si trova nelle stelle, portentose bombe nucleari in continua esplosione. Neutrini provengono anche dal sottosuolo profondo della Terra? Sì, li hanno trovati al Gran Sasso, quindi nelle profondità della Terra avviene qualcosa che genera enorme energia, un calore tanto forte da fondere la materia di cui è fatta la Terra stessa fluidificandola: magma, rocce fuse, tutto ciò che viene sputato fuori dai vulcani e tutto ciò che fa “navigare” le placche continentali della superficie, spingendole l’una contro l’altra.
C’è solo una spiegazione per una quantità così enorme di calore: il decadimento naturale degli elementi radioattivi, come l’Uranio e diversi altri evidentemente presenti in grandi quantità dentro la Terra. Ecco la fucìna dei geoneutrini. Da quel fenomeno balzano ad enorme velocità (senza essere ostacolati dalla materia che non “sentono” non avendo carica elettrica) fino in superficie. Ora sappiamo perchè il pianeta che ci ospita è tanto caldo, che scendendo di qualche chilometro nelle miniere o in perforazioni per studi geologici e sismologici, si vede il termometro salire a vista d’occhio. Il “core” terrestre brucia, sempre più caldo, bollente, infernale. Una risposta che la scienza attendeva e che viene ancora una volta dal Gran Sasso.


07 Marzo 2010

Categoria : Scienze
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