Oltre due mesi di pantomima, a cosa è servita?
L’Aquila – Il 4 marzo fu eletto senatore, ma restò governatore dell’Abruzzo. Nei due mesi seguiti, sempre legittimamente e sempre molto inutilmente, almeno per gli abruzzesi, Luciano D’Alfonso non optava. Lo scenario politico era turbolento, i grillini inzuppavano il ciambellone nel cioccolato caldo, le opposizioni tuonavano, alla fine arrivava anche un ricorso in tribunale.
Poi D’Alfonso decideva: resto governatore, annunciava al colto e all’inclita.
Spettatore come sempre emarginato e stanco, stufo e deluso, il popolo abruzzese. Al quale, francamente, le scelte del D’Alfonso poco interessavano. Prevaleva il brodino insipido del qualunquismo, al quale spesso la gente è trascinata per i capelli.
Che D’Alfonso sia governatore e non più senatore non ci cambia la vita. Le roboanti promesse di alluvioni di finanziamenti e risorse per l’Abruzzo durante l’anno regionale che resta non cambiano nulla, non illudono nessuno. Quindi, diciamolo chiaramente: a cosa è servita tutta la pantomima? Forse solo a mettere in luce politici che hanno colto l’occasione per avere spazio sui giornali. Per far vedere che esistono.
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