Galileo ignorato dalla Città della Scienza
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – La Città della Scienza, se ci fosse, non avrebbe potuto e dovuto dimenticare che il 12 marzo 2010 è il 400/mo anniversario della pubblicazione del Sidereus Nuncius, il “messaggero celeste” che annunciò al mondo le scoperte avvenute grazie al cannocchiale e alle osservazioni di Galileo.
La Città della Scienza, cioè L’Aquila, non c’è ancora. E’ soltanto una illuminata aspirazione culturale voluta e coltivata da scienziati locali, studiosi; chi scrive giornalisticamente se ne occupò tra i primi; qualche politico, qualche volenteroso raccolsero la palla al balzo. Le istituzioni trovano (dicono) l’idea avvincente, ma di pratico e di concreto non hanno finora prodotto nulla. La scienza non porta voti.
Non resta che continuare a parlarne e a scriverne, sperando che ne venga fuori qualcosa. Difficile, perché qui per cultura si intende solo musica e teatro: lì occorrono soldi, sostegni, prebende, incarichi e pentolate di retorica che sfoderare ad ogni occasione.
Una Città della Scienza che davvero ne avesse la vocazione, la stoffa, avrebbe almeno tenuto un congresso scientifico, una riunione, una celebrazione: dopo tutto, siamo la sede dell’Istituto di fisica del Gran Sasso (che sforna scoperte come quella dei geoneutrini), dell’Università, e di altre prestigiose (ma distratte) magniloquenze scientifiche.
Keplero pubblicò due delle sue leggi in “Astronomia nova” nella primavera del 1609. Nell’autunno di quell’anno Galileo cominciò a osservare il cielo con il suo geniale cannocchiale Nel marzo 1610 apparve il Sidereus Nuncius. Il cielo aveva meno segreti di quanti l’oscurantismo della chiesa e della cultura da essa dipendente ne avesse imposti per secoli. Galileo aveva vinto. Senza ricordare che per una città della scienza, anche il 2009 avrebbe dovuto significare molto, ricordando Darwin. Ma L’Aquila nel 2009 ha avuto ben altro da pensare…
Galileo scoprì che la Luna ha montagne, vallate, crateri a migliaia, che il pianeta Venere mostra delle fasi di luminosità come la Luna; vide i satelliti maggiori di Giove e gli anelli di Saturno, rilevò che il Sole ruota sul proprio asse, ma soprattutto vide che la Via Lattea è un mare di stelle tanto fitte e luminose da sembrare una fascia biancastra irregolare che solca il cielo buio, più o meno da Ovest verso Est. La natura si rivelò com’è e non come la volevano preti, papi e poteri religiosi. Crollarono millenarie certezze (fasulle). I poteri forti si avventarono su Galileo e lo incarcerarono, costringendolo all’abiura. Ma la verità non cambia con un’abiura. La scienza era cominciata. E la Città della Scienza, l’aspirante capitale della cultura scientifica, L’Aquila, avrebbe dovuto preparare e dire qualcosa. Purtroppo, Regione, Provincia e Comune non hanno neppure una parvenza di assessore alla cultura. E se lo avessero, sarebbe solo il distributore di risorsine a pioggia secondo le aderenze politiche alle sagre del prosciutto e alle mostre di pittori raccomandati
Questo è l’Abruzzo, anno 2010. Ci vorrebbe un altro Galileo. Invece abbiamo appaltatori, impresari e cavalieri dell’imbroglio megagalattico occupati a spartirsi gli affari del dopo terremoto. Che forse non è solo fisico.
Non c'è ancora nessun commento.