Lettere – L’Aquila, a’marcord….e non credo sia una colpa…
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Se parlo della “mia” citta’ il discorso non puo’ essere breve visto che sono 68 anni che stiamo insieme. Purtroppo da un brutto giorno e’ come fossimo separati in casa, per colpa (?) mia che non riesco a vedere la fatidica luce in fondo al tunnel (che e’ stato scavato dal lato sbagliato… a mio avviso). Non volevo scrivere ma il bellissimo articolo del Direttore su Michelle Pfeiffer m’ha spinto a farlo. E m’ha riportato ai Dik Dik, a Mina e Patty Pravo nel parco della piscina, a Raf Vallone, gia’ calciatore di belle speranze nel Grande Torino, che diventato attore di fama vidi passare statuario ai quattro cantoni. Al torneo internazionale di volley con il Giappone sempre presente, ai “ritiri” precampionato del Napoli del “petisso” Pesaola, alloggio al Grande Albergo e allenamenti al Comunale, con tutti i giovani aquilani avidi di autografi, da quello di Montefusco a quelli di Sivori, Gastone Bean, Panzanato. E non parliamo della rituale amichevole a fine ritiro con i rossobleu aquilani davanti a spalti gremiti (grazie a migliaia di napoletani assiepati ovunque). E veniva anche L’ Ascoli…che allora stava in A. E dei cinema vogliamo parlarne, tutti al centro? No meglio non parlarne, forse. E neppure delle scuole che pulsavano vita. E i portici, i tavolini, il chiosco della famiglia Attardi alla villa, una meraviglia con le pareti formate da tronchi d’albero e la copertura con fogliame, perfettamente inserita nel contesto circostante, tutto pulito, alberi curati e per terra neppure una carta. Era tutto piu’ bello, piu’ a misura d’uomo. Ma gli anni passano e oltre al peso che si portano in dote ti ammollano anche una cosa chiamata progresso, a volte utilissima, e una schifezza chiamata “riqualificazione” ovvero cemento dove non serve, nella maggior parte dei casi. Ah, dimenticavo quasi che c’e’ stato un terremoto. Per molti la fine di tutto, per altri una pacchia che ingrassa conti correnti e rende la citta’ sempre piu’ irriconoscibile.
Con una musica stonata in sottofondo che ripete il ritornello stucchevole de L’Aquila che rinasce. Sara’! Glielo auguro.
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