Mantini: “Non si spengano le luci sul sisma”


L’Aquila – Scrive l’on.Pierluigi Mantini: “Da aquilano, con madre, sorella e parenti sfollati, con amici morti sotto le macerie, ho difficoltà a scrivere del terremoto in Abruzzo e a trovare argomenti razionali per infondere fiducia. Preferirei che qualcun altro lo facesse con me e per me.
Ma da uomo delle istituzioni so che devo scrollarmi di dosso, pur con fatica, le emozioni e i sentimenti di dolore, di prostrazione, di preoccupazione per il futuro. Non mi sono sottratto ai primi aiuti nel territorio aquilano martoriato, alla collaborazione totale con le autorità di governo sul campo, ora è tempo di qualche valutazione più meditata e anche di un vero dibattito parlamentare sul terremoto in Abruzzo.
1. I fondi per la ricostruzione. Bertolaso sta preparando il decreto per il prossimo consiglio dei ministri, ma i fondi devono garantirli Tremonti e Letta.
Non è utile il balletto delle previsioni tra Maroni (“12 miliardi”) e Matteoli (“ne servono meno”): dalla UE verranno non più di 500 milioni (ma tra un anno), occorre sbloccare i 7 miliardi presso la presidenza del consiglio, o buona parte di essi, e si dovrà prevedere già nel decreto il recupero di risorse dal gioco del lotto e/o dallo scudo fiscale per il rientro dei capitali all’estero. I finanziamenti volontari sono contabilità a parte.
2. L’emergenza. Le operazioni di soccorso sono state tempestive ed efficienti, al di là di disguidi sempre possibili. Si inizia a pensare al futuro, alla ricostruzione, al mantenimento della base produttiva per quanto possibile, ma l’emergenza durerà ancora per mesi e sarà dura, con una città intera evacuata.
C’è persino il rischio, nonostante il lodevole attivismo di Berlusconi e di Vespa, che dopo gli eccessi mediatici si spengano le luci della ribalta sulle tendopoli. C’è ancora bisogno di tutto, non possiamo dimenticarlo.
3. Le previsioni, la domanda, l’offerta. Due terzi delle costruzioni torneranno agibili, un terzo non sarà recuperabile. Questa stima, per quanto provvisoria e grossolana, deve far riflettere. Occorre selezionare bene la domanda, il fabbisogno reale, per adeguare l’offerta, e non commettere errori gravi.
Il primo punto è far rientrare nelle proprie abitazioni i due terzi che possono farlo, dopo le tamponature e i lavori necessari, entro settembre.
Nel frattempo occorrerà il coraggio di dire che i 26.000 aquilani ospiti in alberghi della costa dovranno forse restare lì, negli alberghi e nei residence, fino a settembre. Che la stagione turistica 2009 è perduta, si farà una grande campagna nazionale per ripromuovere il turismo in Abruzzo nel 2010. È un’ipotesi concreta, dura, con molte conseguenze, ma occorre iniziare a parlarne. Occorre programmare il proprio futuro, almeno un po’.
Per gli altri, con le case distrutte, occorrono altre offerte: le case di legno, di buona qualità anche sul piano prestazionale (forse saranno sufficienti 3/4 mila alloggi anche se il decreto ne prevederà di più), gli alloggi sfitti da reperire, gli immobili del demanio da adattare (ad esempio le Casermette a L’Aquila).
Il disegno urbanistico è tracciato: dai risultati delle analisi geomorfologiche dei terreni più adatti a resistere, dalla configurazione della città, ad Ovest nella zona di Coppito, ad Est di Bazzano e S. Elia, ed inoltre dai borghi minori colpiti dal sisma.
4. Le università, i monumenti da adottare. Si dovrà fare appena possibile un master plandella ricostruzione, con previsione dei tempi, partecipazione pubblica, apertura alle idee dei privati.
Tutti vogliamo che il centro storico dell’Aquila riviva. Più bello, più importante di prima. Non è solo un sogno, è una scelta economica e politica. Il centro storico deve essere la location di nuove attività, innanzitutto delle università (a parte alcune).
Recupero degli antichi monumenti e del contesto storico, in un’opera lunga e complessa, nuovi edifici moderni firmati da grandi architetti.
Gli studenti, le librerie, i negozi, le professioni, il mercato, la vita: come a Perugia, a Urbino, a Bologna.
Un plus, una scelta strategica, da impostare subito. Il restauro dei monumenti e delle chiese, quello si, può essere fatto con il sistema delle “adozioni”. Da parte di enti, banche, fondazioni, privati, collaborazioni internazionali. Con la regia del FAI e di altri.
Anche per le attività artistiche può scattare la solidarietà degli sponsor nel breve periodo: esportiamo pure i talenti aquilani, in tournée per un anno o più, l’Orchestra sinfonica, L’Accademia dell’immagine, il Teatro Stabile, l’Officina Musicale e tanti altri ancora. Anche la Scala è andata in tournée per oltre un anno durante il restauro della sede storica del Piermarini… E anche le università, con moduli più flessibili e complessi, non dovrebbero disdegnare le molte offerte avute da altre prestigiose sedi.
5. La governance, Bertolaso se ne va? Comuni, Province e Regioni devono mantenere ben salde le proprie competenze. Ma sarà sufficiente, se Bertolaso dovrà abbandonare il coordinamento in Abruzzo per occuparsi, come sembra inevitabile, della preparazione del G8?
Forse occorrerà un sottosegretario ad hoc per la ricostruzione in Abruzzo. Una persona autorevole, competente, che goda ampia fiducia. È un problema aperto, non piccolo, anzi il più grande ed urgente da risolvere”.


22 Aprile 2009

Categoria : Politica
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