Turismo pasquale: situazione preoccupante. Le amare riflessioni di M. Quaianni
L’Aquila – (F.C.). Al di la’ della concorrenza ‘spietata’ delle localita’ di montagna piu’ blasonate e dagli aspetti legati alla meteorologia, il turismo all’Aquila appare ancora lontano dagli anni pre-terremoto. Secondo alcuni operatori la situazione nel capoluogo di Regione appare addirittura drammatico. “Come al solito dobbiamo sempre fare affidamento alla ‘santa Finanza’ che, grazie ai concorsi, ci aiutano” a tirare su i numeri “altrimenti ci troveremmo veramente nei guai. Il turista – afferma Mario Quaianni, titolare dell’Hotel Amiternum, figlio di Mara, presidente di Federalberghi – che viene a fare all’Aquila?. Il Gran Sasso non esiste, la citta’ non si sa se e’ ripartita, le istituzioni non fanno nulla. Non c’e’ un turismo enogastronomico, non c’e’ un turismo religioso, non c’e’ un turismo d’arte ne’ vacanziero. Penso che questo silenzio parli chiaro”. Un quadro a tite fosche, quello rappresentato che porta a fare anche una ulteriore riflessione: Chiediamoci – prosegue – perche’ in Trentino Alto Adige la gente ci va e li lavorano in continuazione intorno al turismo e ci fanno i soldi a palate. Qui noi abbiamo mille da cose da vedere ma non le sappiamo valorizzare. Qui la gente viene solo per lavoro o per attivita’ legate al terremoto, parlare di turismo e’ un parolone”. Nei giorni scorsi proprio la presidente di Federalberghi era intervenuta sull’esclusione del Gran Sasso dai fondi (6 milioni di euro) messi a disposizione dalla Regione Abruzzo per il solo Altopiano delle Rocche. – “Abbiamo il dovere di sottolineare la nostra sorpresa – ha detto la Quaianni – nel vedere escluso da ogni risorsa il futuro del Gran Sasso d’Italia, esempio evidente di risorsa ambientale largamente sottoutilizzata ai fini turistici ed occupazionali che potrebbe concretamente contribuire al rilancio socioeconomico di una provincia caratterizzata da livelli di disoccupazione preoccupanti e da un’economia stagnante e per molti settori in fortissima crisi. In tale problematico quadro dunque l’esclusione tout court di risorse da investire sull’intero massiccio del Gran Sasso d’Italia senza entrare in quella che diverrebbe una guerra tra poveri da evitare con i territori dell’Altipiano delle Rocche, ci appare davvero incomprensibile – dice sempre la Quaianni – al punto da farci ritenere che il Gran Sasso d’Italia sia divenuto figlio di un ‘Dio minore’ e, per questo, non meritevole di sostegni atti a consentire le progettualita’ in essere e future”.
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