Quale destino per l’ex scuola elementare “E. De Amicis”?
– di Gianfranco Giustizieri -
L’Aquila – “La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare”.
Le parole del poeta messicano Octavio Paz, premio Nobel per la letteratura 1990, sono tornate prepotentemente nei miei ricordi per la ricognizione fatta dal sindaco Pierluigi Biondi davanti alla Commissione consiliare Programmazione e territorio in merito alla ricostruzione delle scuole nel territorio aquilano. Oltre le diverse difficoltà illustrate, il sindaco ha messo in risalto, con un preciso esempio, l’inadeguatezza della ex scuola elementare De Amicis a riprendere in un futuro il suo ruolo per le molteplicità di problemi che presenta per cui non si potrà agire nel rispetto del principio “come’era dov’era”, tenendo conto della non corrispondenza dell’edificio alla normativa scolastica. E qui, secondo la cronaca giornalistica, l’intervento si è chiuso con una prospettiva generica della volontà di migliorare la città.
Una lunga tela di Penelope avvolge ormai questa ex scuola con annunci dicotomici che rileggendo le ultime dichiarazioni non fanno ben sperare e, questo è il mio timore, potrebbero celare la volontà di “farla fuori” per dare spazio urbano ad altre realtà. Proposte di questo tenore sono facilmente rintracciabili nelle pagine dei giornali e sui social.
Allora è bene tornare alla frase d’inizio di questo scritto e non si vuole intendere ricordi malinconici o affettività personali ma identità di un luogo e frammenti di storia di una città.
Non è il caso di rammentare il percorso dell’ex Ospedale fondato da S. Giovanni da Capestrano con tutti i suoi seicento anni di vita e le diverse mutazioni d’uso nel corso dei secoli (i documenti non mancano) ma sempre testimonianza viva nel tessuto cittadino. Inoltre vari itinerari della storia territoriale e dei suoi protagonisti s’incrociano tra quelle pareti e ben lo posso affermare per avere una conoscenza precisa dell’Archivio della scuola.
Si può discutere sulla destinazione d’uso, anche secondo prospetti statistici della possibile popolazione giovanile (ricordo il titolo di un testo: Una scuola nel cuore della città) e dei necessari adeguamenti normativi (le tecniche di ricostruzione sono quasi infinite), ma ciò che preoccupa è l’assenza di un serio annuncio programmatico per il futuro di questo storico edificio.
Qual è il domani per questo pezzo di realtà al centro della città? Credo che sia lecito domandarlo per fugare ogni timore.
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