I misteri del caso Moro e il laghetto ghiacciato
MOMENTI DRAMMATICI DI QUARANT’ANNIFA -
L’Aquila – (G.C.) – 18 aprile 1978, poco prima delle 10. Moro è stato rapito poco più di un mese prima, il 16 marzo. La sua scorta massacrata in via Fani a Roma. Nella redazione regionale dell’AGI, Agenzia giornalistica Italia, in corso Federico II, stiamo organizzando il lavoro della giornata. Molte telefonate. Portando all’orecchio il telefono (numero 28312) sentiamo delle voci concitate prima di comporre il numero che dovevamo chiamare. Una forte e chiara interferenza, colloqui tra diverse persone, che parlano del cadavere di Moro nel laghetto della Duchessa, un luogo ben noto a chi andava come noi spesso in montagna. Poco più di una pozzanghera sui monti tra Campo Felice e la piana di Borgorose.
Mezz’ora dopo siamo sul posto, insieme con molti altri giornalisti e fotografi. Una vera folla, in cui spiccano i vertici militari e delle forze dell’ordine, alti esponenti dei servizi segreti, politici, curiosi, sconosciuti. La piana di Borgorose pullula di persone e mezzi. Elicotteri volano sul monte della Duchessa. Circolano voci e dicerie incontrollate, si parla di una donna con una parrucca e di misteriosi motociclisti. Una signora viene guardata con sospetto perché porta una parrucca. Tutte chiacchiere infondate, una baraonda indescrivibile, ma nessuno bada a quello che dicono alcuni paesani: lo sapete o no che il lago è ancora ghiacciato? Più tardi decine di giornalisti e fotografi saranno portati sul monte accanto al lago con un gigantesco elicottero Chimook dell’Esercito, a vedere la zona delle ricerche. Inutili, anzi assurde.
Nelle ore successive, molti ebbero la sensazione di una messa in scena imponente, di una regia occulta, e il comunicato delle Brigate Rosse su Moro risultò falso,. Un depistaggio, forse per indirizzare inquirenti e giornalisti in un luogo assurdo come la Duchessa, mentre a Roma – forse – ci si avvicinava troppo alla prigione di Moro. Comunque un capitolo inquietante e ingannevole della vicenda, di cui ancora oggi, dopo 40 anni, non si conosce la verità vera. Interferenze pilotate? Trappola anche per i giornalisti, affinché sollevassero polvere e concentrassero attenzione su una falsa pista.
Messaggi, veri o finti, della BR arrivavano spesso ai telefoni delle redazioni. I grandi burattinai dirigevano la vicenda dal buio, che in gran parte buio è rimasto.
(Foto di archivio: ricerche inutili e assurde nel laghetto gelato della Duchessa).
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