Lettere – Le strade a L’Aquila e l’art. 2051 del cocdice civile
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Tra le tante norme del codice civile ci sono qelle che attengono l’art. 2051 che, in estrema sintesi, sanciscono l’obbligo per chi ha in custodia, tra le altre cose, strade e illuminazione pubblica, di mantenerle in condizioni tali da non mettere a repentaglio l’incolumità di chi se ne serve. Posto che è davanti gli occhi di tutti che, da sempre, tutte le strade aquilane, ad eccezione di quelle nelle immediate vicinanze della Basilica di Collemaggio…,. fanno letteralmente pena per la somiglianza a fette di gruviera, per le pessime condizioni della segnaletica orizzontale associate all’illuminazione non idonea, per la gran massa di imbecilli criminali che non rispettano i limiti di velocità e conseguenzialmente per l’evidente inadeguatezza delle misure di repressione e impedimento di tale demenziale comportamento e per finire (si fa per dire…) per lo stato indecoroso dei chiusini per il deflusso dell’acqua piovana, forse la misura che regola la sopportazione della gente è colma.Incidenti dovunque e sempre determinati dai problemi esposti. Per i quali, appunto il codice civile, stabilisce di chi sia la colpa se si palesano.
E’ quindi il caso che chi di competenza, ovvero tutta l’amministrazione, affronti in modo immediato il problema. Lasciando perdere tempo ed energie dedicate alla ricerca di traguardi gloriosi, in una città che fa acqua da tutte le parti. Qualche settimana fa, ad esempio, siamo stati informati con la massima precisione sul numero di verbali redatti dalla Polizia Municipale, se non ricordo male nel 2017, con l’elenco dettagliato della tipologia di infrazioni rilevate. Non vorrei sbagliarmi ma non mi è parso di leggere nulla riguardo al mancato rispetto dei limiti di velocità violati, quelli che ammazzano la gente o la mandano all’ospedale con le ossa rotte, per capirci. La colpa non è certamente dei Vigili, che fanno quel che possono con i mezzi che hanno. A L’Aquila ad esempio, con le motivazioni più incredibili, non si riescono a “piantare” dissuasori di alcun tipo, con la motivazione che l’eventuale passaggio sui medesimi dei mezzi di soccorso provocherebbe danni nel caso di traumi alla “colonna vertebrale”. Verissimo, se non fosse che una delle poche strade dove esistono è via Corrado IV, guarda caso unica via di accesso all’ospedale, e la strada che fiancheggia la scuola sottufficiali della GGFF a Coppito. Sarebbe interessante sapere che fine hanno fatto i dispositivi autovelox acquistati nel corso degli anni (tipo quello su via della Polveriera davanti alla scuola elementare e mai messo in funzione). Molto contribuisce la maleducazione della gente, come quella di chi si trasforma in pilota da corsa al momento di uscire di casa per andare a lavoro o per accompagnare e riprendere i figli a scuola (bell’esempio per i bambini…) ma non è il cittadino che deve far cessare questo sconcio. Ognuno fa quel che vuole quasi sicuro di farla franca. Una signora ha segnalato la situazione terrificante su Viale della Croce Rossa, identica a quella su Via Strinella o su Via Piemonte dove vivo (e con me migliaia di altre persone) o nel tratto di strada che va dall’ingresso del Cimitero all’imbocco della “cosi detta ” superstrada per Bazzano. In questo marasma c’è anche chi si sistema il “proprio orticello” non si sa bene a che titolo, come chi trasforma la banchina che costeggia la sede stradale realizzando un manufatto che da un lato impedisce il deflusso dell’acqua verso le abitazioni sottostanti e dall’altro ne impedisce l’utilizzo a chi avesse l’idea di passarci a piedi. Molta colpa è di chi ha amministrato la città negli ultimi 20 anni e anche più, gente di tutte le colorazioni politiche che purtroppo si ricicla da sempre con la tattica dei camaleonti o per meglio dire dei volta gabbana. Intanto mentre attraversare sulle strisce è impossibile tocca sentir parlare fino allo sfinimento di candidature da sottoporre a destra e a manca per dare visibilità a L’Aquila. Si cerchi di rendere vivibile quel che resta della città per chi ci vive, o almeno ci prova. E la visibilità assicuriamola alle strade.
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