Elezioni, fronzuto albero delle promesse
L’Aquila – Come la mamma degli imbecilli è sempre incinta, così l’albero delle promesse elettorali è stavolta sempre fronzuto e stracarico. Alcuni dicono solo di frottole. Altri di smisurate sparate.
La campagna elettorale, in Italia e in Abruzzo, è stata solo una cascata di promesse. Giuramenti, patti, lettere aperte, e le solite insulse frasi della pubblicità dei candidati.
L’elettorato è, più che frastornato, esausto. L’informazione ha mostrato tutta la sua piattezza. Ci hanno sepolti di chiacchiere come non mai. Un ottantenne di Arcore e tre o quattro quarantenni di varie origini sono riusciti ad asfaltarci. Arriviamo al giorno del voto davvero provati. Meglio un vecchio film western di 50 anni fa che una serata in tv a sentire dibattiti.
La sera del 4 sapremo chi avrà prevalso, ma soprattutto sapremo – ed è interessante – quanti avranno votato, ovvero quanto valore avranno avuto le promesse. E’ vero che al popolo bastano “panem et circenses”, meglio se con un poco di soldi. Sarà anche vero che la gente avrà creduto all’alluvione di promesse, pensando che qualcosa alla fine dovranno pur dare?
Va ricordato, sempre, il saggio detto popolare “quando senti tante ciliegie, vai con il cesto piccolo”.
Nel piccolo Abruzzo a spararle grosse sono stati oltre ai nostrani, parecchi big catapultati da queste parti. Gente da sistemare in una terra credulona? Insieme con alcuni riciclati inaffondabili?
Se non il 4, sicuramente il 5 sapremo, e aspettiamo con curiosità . Speranza no, quella è esaurita. Sappiamo invece già da adesso che la politica non è cambiata. Il vento del rinnovamento, dicono i sondaggi, è caduto sul mare dei Sargassi. Se vogliamo credere nei sondaggi. Cosa difficile da praticare. Ma eccoci, ci siamo: le urne si aprono. Vediamo cosa siamo stati capaci di combinare…
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