Il 13 marzo un secco no alle mafie
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Ancora in piazza, a Reggio Calabria, il 13 del mese, per richiamare l’attenzione di tutti sul fatto che le attuali inchieste dimostrano che le cosche siedono nel Parlamento italiano, sono infiltrate nelle istituzioni locali, nelle società miste, nei grandi appalti, nelle liste per le prossime regionali ed intrecciano rapporti opachi con la massoneria e con apparati deviati dello Stato. Mafie in tutta Italia, un problema che viene “esposto” e reso più visibile dal “Popolo Viola” a Reggio Calabria: città simbolo di una situazione collusiva grave e che deve diventare una priorità del Paese. Una manifestazione per non far passare sotto silenzio i segnali inquietanti che ci dicono che più che mai la mafia è ovunque. Un problema che ne trascina e spiega altri: le questioni del precariato e del lavoro nero, che si tratti di migranti ridotti in schiavitù e deportati come è avvenuto a Rosarno o di giovani laureati, con un contratto di lavoro che resta un miraggio, così come una prospettiva di carriera e di vita indipendente. E mentre nel panorama attuale del Paese si assiste ad una politica reale fatta di controlli zero, corruzione dilagante, diritti calpestati, in un contesto che alimenta il ricatto occupazionale della mafia (mediato dalla politica), il “Popoo Viola” intende manifestare per i diritti dei lavoratori e per i diritti sociali, che è la vera base di un’autentica lotta a tutte le mafie. Il “No Mafia Day” è una giornata che parte dalla presa di coscienza che le mafie, sono innanzitutto problema culturale e sociale e nasce dalla consapevolezza che esse non possano essere combattute “solo” nelle aule di tribunale. Un sussulto di orgoglio per dire, come Peppino Impastato, che “ogni cittadino ha l’obbligo morale di dire che la mafia è una montagna di merda” e dichiarare, apertamente, che occorre, in maniera forte e decisa, operare per uno sradicamento, e non solo al Sud, ma in tutta Italia, della contiguità che troppo spesso vede protagonisti personaggi malavitosi ed esponenti politici, piuttosto che uomini di potere. Dopo quella del 27 febbraio a Roma, dal titolo “Basta! La legge è uguale per tutti”, contro il legittimo impedimento e a sostegno degli organi di garanzia costituzionale; un’altra manifestazione pubblica e di civiltà, per tenere alta la tensione dopo la bomba alla procura generale, dopo la vergognosa “caccia al negro” a Rosarno e l’altrettanto vergognosa deportazione dei migranti su “ordine” della ‘ndrangheta, e alla vigilia dell’avvio dei cantieri del Ponte delle cosche. Lanciata sempre su Facebook, alla manifestazione hanno già aderito 40.000 persone, fra cui giornalisti da sempre in campo contro le mafie: da Roberto Saviano a Rosaria Capacchione, da Lirio Abbate a Sandro Ruotolo. Occorre partecipare e sostenere questa iniziativa che dice con forza a chi ci governa e a coloro che si preparano a farlo, che la mafia ci paralizza tutti, è un cancro per lo sviluppo economico contro cui non bastano le poche campagne mediatiche lanciate dalle associazioni di categoria o i singoli casi di ribellione, ma servono coscienza e leggi applicate che dicano a chiare lettere che si vogliono le cosche fuori dagli affari, fuori dalla camera dei bottoni, impedite a partecipare alle maxiopere (il Ponte, la ricostruzione del cratere aquilano, ecc.) e volte alla devastazione del territorio.
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