Fabrizio De André – Principe Libero
di GIANFRANCO GIUSTIZIERI – Quattro ricordi tornati in simbiosi nella memoria grazie alla trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa” che ieri sera ha portato sul video Dori Ghezzi, Luca Marinelli e Valentina Bellé con l’annuncio della miniserie televisiva Fabrizio De André – Principe Libero per il prossimo 13-14 febbraio.
Primo ricordo: Fabrizio De André, le sue canzoni, la sua poesia. Tanto è stato scritto su di lui da fonti molto autorevoli, nulla da aggiungere solo memorie personali e il consolidamento di un riferimento mai annullato dal tempo.
Secondo ricordo: ricordi di scuola. Letture, sogni, interpretazioni, metafore con gli alunni per avviarli nel mondo della letteratura e della poesia in particolare. E chi meglio di De André per suggellare alcuni temi attraverso un cantante/poeta concreto, visibile non lontano e teorico! Un LP in particolare, quel lontano Tutti morimmo a stento del 1968, “una cantata” come la definì, recuperando temi sulla fraternità e sull’amore e scrivendo: «Mi sembrava impossibile racchiudere un’intera concezione della vita e dell’uomo, maturata attraverso anni di esperienze umane e artistiche, nell’esiguo spazio di una canzone. Così ho tentato un affresco sulla miseria dell’uomo che è un invito alla pietà, alla fraternità». Da parte mia una canzone/poesia soprattutto, soggetto e oggetto di belle esperienze scolastiche, Inverno.
Terzo ricordo: il 1968. Impossibile inquadrare quel disco senza tornare all’anno simbolo presente in tutti noi. L’anno delle grandi manifestazioni, non solo studentesche, per un mondo più moderno e antiautoritario, le università occupate, gli scontri a Valle Giulia, a Roma, il maggio francese, la protesta per la guerra in Vietnam e altro ancora.
Quarto ricordo: un grande poeta legato a quell’anno, Octavio Paz, tra i maggiori intellettuali del ‘900 e premio Nobel per la letteratura. Dopo il massacro di oltre 300 studenti messicani a Tlatelolco (quartiere di Città del Messico) da parte del Governo in occasione dell’apertura dei Giochi della XIX Olimpiade a Città del Messico, scrisse: «La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare».
E nel nostro presente una constatazione per reiterazione mentale su una città che sembra a volte cancellare facilmente alcuni frammenti della sua storia.
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