Che disinvoltura nel cacellare il Massimo
L’Aquila – Lascia perplessi leggere sui giornali che il sindaco Biondi è orientato verso la cancellazione del cinema Massimo, una struttura che appartiene al Comune e neppure ha riportato – riferiscono i giornali – grandi danni dal terremoto. Il sindaco Biondi è giovane, e sicuramente non ha grandi ricordi di ciò che fu per la città quel cinema teatro. Ma non sempre giova ai giovani una eccessiva disinvoltura.
Se il Massimo sparirà come cinema, L’Aquila sarà una delle poche città senza un cinema in centro. Una prospettiva desolante. Una coltellata alla città , che ne risulterà stravolta. Per fare cosa? Un ennesimo spazio che non si saprà come gestire e a cosa destinare.
Vorremmo ricordare poche cose, tanto impegnarsi maggiormente, ci pare, sarebbe anche inutile, vista l’aria che tira.
Il cinema è una sede culturale primaria e L’Aquila, oltre che città del cinema per alcune manifestazioni volute da Gabriele Lucci, e per l’Accademia dell’Immagine distrutta dai precedenti politici e amministratori, ebbe ben quattro sale: Per decenni. E quindi un pubblico. Al Massimo si inaugurò la sala con La Tunica, grazie ad allora antesignane tecnologie. Al Massimo migliaia di persone videro i primi film di 007, e tutti i film migliori, incluso di recente Titanic. Era il cinema migliore insieme con l’indimenticabile Rex. Una vita e una identità culturale per la città , in cui la gente viveva non sempre rincoglionita di fronte alla tv.
Pensare oggi che si parla di ricostruzione di azzerare l’unico cinema rimasto in centro, dopo aver sprecato nove anni , è un atteggiamento – nessuno si offenda – di pura e semplice tartuferia, o, se preferite, ignoranza. Non sappiamo cosa avverrà , e del resto è anche inutile pensarci. L’amara impressione è che L’Aquila sia davvero e inesorabilmente una specie di Pompei. Un sito votato a farsi del male. Masochista.
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