Rigopiano, un anno amaro e verità ancora lontane


L’Aquila – Rigopiano, i 29 morti ancora non trovano pace. E neppure i vivi, visto che dopo 365 giorni le verità sono ancora tutte lontane, le colpe appese all’iter giudiziario, i risarcimenti al di là da venire. 23 persone sono indagate, tra loro vip e un prefetto, e altri nomi forse allungheranno la lista. Sappiamo come vanno le cose: sappiamo soprattutto quanto tempo ci vorrà per una sentenza, Tempi smisurati, o meglio commisurati all’importanza dei fatti da giudicare, e delle persone.
Di due cose siamo certi. Tutto accadde a causa di una strada bloccata dalla neve e andando indietro nel tempo, accadde perché un edificio era dove non doveva essere. Sappiamo anche che una mappa delle valanghe non c’era e non c’è. Il M5S rivela che la commissione di inchiesta sollecitata da alcuni suoi esponenti non si è mai mossa di un millimetro. In sostanza, non esiste.
Poca cosa, forse dimenticano i grillini, di fronte alla commissione parlamentare di inchiesta sul dopo sisma a L’Aquila, strombazzata per anni da logorroici politici, non è mai esistita e non esisterà mai. Vogliamo quindi stupirci? Ve la immaginate una commissione di inchiesta sull’operato di politici che si accingono a tornare in serpa alle elezioni?
Un’ultima cosa, per chiudere un discorso che suscita sempre dolore prima di tutto, bisogna dirla: in un anno non è cambiato nulla. Sono arrivati, viene garantito, degli spazzaneve (che dovevano esserci da sempre), non la mappa delle valanghe, non piani di intervento o nuovi assetti e organismi snelli e capaci in caso di emergenza. L’Abruzzo è soltanto un rospo alle sassate.


18 Gennaio 2018

Categoria : Attualità
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