Diciotto anni dopo
L’Aquila – (di CDS) – Si chiama Giuiliano Razzoli, emiliano di 25 anni ed ha riscattato l’onore italiano a Vancouver, in una Olimpiade disastrosa, con un solo oro ed il 25° posto nel medagliere. Sua è la medaglia d’oro dello slalom e suo il merito di aver ridato l’onore ad un Paese in cui lo sporti invernale è scivolato via via più in basso, con l’ultimo oro (di Tomba) 18 ani fa e l’ultimo argento (sempre di Tomba) due anni dopo. Giuliano “Razzo” Razzoli ha alcuni punti in comune con Tomba: le origini emiliane, le caratteristiche di altezza e potenza fisica ed anche essere nato lo stesso mese, ad un giorno di distanza, anche se diciotto (ancora diciotto) anni dopo. Ma molte sono anche le differenze. Tomba era un fenomeno assoluto che sapeva vincere su tutti i tipi di tracciato e anche se, come il 95% dei nostri sciatori, preferiva i pendii ripidi e ghiacciati, primeggiava in slalom gigante e probabilmente avrebbe potuto farlo anche in superG, se avesse avuto meno timore della velocità. Razzoli, per ora, è uno slalomista molto forte che ha dimostrato di gradire in modo particolare i pendii meno difficili e con tracciature più filanti, com’è capitato a Zagabria, quando il 6 gennaio scorso ha vinto la sua prima gara di Coppa del Mondo su un pendio molto simile a quello olimpico e addirittura sulle nevi umide come quella di Whistler, ha dimostrato di trovarsi a meraviglia. In Coppa del Mondo, dove ha esordito il 18 dicembre 2006 in Alta Badia, ha gareggiato solo in slalom, ma il ragazzo per la sua capacità di far correre gli sci nei tratti filanti sembra ben predisposto anche per il gigante. Non resta che augurarsi che la sua medaglia d’oro olimpica, ma soprattutto il bilancio fallimentare dello sci alpino a Vancouver, segni l’inizio di una rivoluzione tecnica e di allenamento all’interno di questo sport. Come dicono molti esperti vanno cercati non giovani bravi in una sola specialità, ma che invece abbiano attitudine alla velocità e alla polivalenza almeno dalla discesa al gigante e che sappiano andare forte non solo sul ripido ghiacciato ma anche sulla neve aggressiva o peggio ancora molle che tanto spesso capita di incontrare ai Giochi Olimpici. Ed anche, pensando a cosa accaduto alla Kostner nel pattinaggio, persone meno fragili ed emotive di quelle oggi in squadra, persone che sappiano reagire all’occorrenza e rimettersi in piedi con prontezza e tempestività. Non basta dire a giochi conclusi, come ha fatto la bella Carolina, “No, non mi arrendo. Sono sicura che da qualche parte il mio momento arriverà”, perché abbiamo bisogno di veri campioni ora. Ma torniamo a “Razzo”Razzoli, la speranza attuale della rinascita, un ragazzone dal sorriso pieno e aperto, che pur studiando ingegneria, sogna di aprire un ristorante con la fidanzata Eleonora. Si è dovuto operare due volte e, per via del mal di schiena, aveva smesso tre volte, prima di incontrare una scienziata della RPG (rieducazione posturale globale) capace di rimetterlo dritto. La bravissima dottoressa è morta l’anno scorso, così a Zagabria Giuliano le ha dedicato la vittoria e certamente, in cuor suo, lo ha fatto anche il 27 scorso a Vancouver. La mamma è pittrice, una delle sorelle ha un bar e il suo fans club è rumoroso come quello di Tomba, ma soprattutto è la sua determinazione ad essere vincente.
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