Lo squallore è pallido come la neve


Tra i tanti squallori abruzzesi, ce n’è uno pallido che di più non si può: pallido come la neve. Lo porta addosso da anni il Gran Sasso aquilano, che ancora una volta getta la spugna e si rassegna al peggio. Gli impianti non si aprono, nessuno sa quando ciò potrà avvenire. Soprattutto quelli ai quali è stato spremuto anche l’abbonamento. A costi aumentati, peraltro.
Lavori non finiti (perché cominciati tardi?), debiti del Centro turistico, lavoratori senza retribuzione. Ma soprattutto nessuno che sappia o possa parlare, mantenendo una credibilità. Si apre? Non si apre? Quando si apre?
Si rivolta nella tomba il regime fascista che donò alla città il Gran Sasso sciistico, sdegnato dal fatto che sia un’amministrazione di segno non agli antipodi a somministrare il requiescat. Beffe e ironie della sorete. inarrestabile declino di ogni capacità gestionale. Il Gran Sasso era in coma da anni, tra fanfaronate, chiacchiere, sbruffonate, bugie, inerzie febbrili e cecità inguaribili. Ora è pallido, bianco neve, vinto dallo squallore che spesso pare essere segno distintivo di una città malata di incapacità congenita di farsi del bene.

PENSIERINO 1- Anni, mesi, giorni sono come i fichi in una cesta. Mangia uno, mangia due, mangia uno dopo l’altro, poi finiscono. Quelli mangiati sono digeriti, e da mangiare non ce ne sono più. Resta solo l’appetito. Poi pian piano se ne va pure quello.

PENSIERINO 2 - L’ultima Luna dell’anno non saluta, se ne va indifferente come la prima. La natura è come i bamboccioni di pietra dell’Isola di Pasqua. Guardano da secoli davanti a loro, e basta.



29 Dicembre 2017

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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