Porte sbarrate nei centri commerciali grandi e piccoli, pochi ne erano informati
Per la prima volta da tanti anni, Natale e Santo Stefano senza grande distribuzione pronta ad accogliere la gente: porte sbarrate quasi ovunque, sia nei grandi centri commerciali che in quelli minori, i negozi sotto casa che specie a Santo Stefano sono molto utili. I lavoratori del commercio (ma non tutti) avranno forse gradito, i consumatori sicuramente no, specie a Santo Stefano.
Sulla decisione di chiudere, che la gente ha appreso tardi, poca o nessuna informazione. Le organizzazioni del commercio erano forse chiuse per prime loro stesse. A rimetterci sicuramente molti consumatori che contavano almeno di poter fare un po’ di spesa alimentare il 26. Se non altro, un po’ di pane fresco.
Come sempre, le cose che riguardano milioni di persone si decidono passando sulla testa di tutti, senza il coraggio o la capacità di diffondere informazione. Come dire che i consumatori sono figure secondarie, tanto poi a fare la spesa dovranno andarci per forza alla riapertura. Non si sono sentiti i sindaci, né i sindacati, tanto meno i politici. Il timore di dover dare spiegazioni imbarazzanti ha prevalso.
Le chiusure festive continueranno a Capodanno e nelle prossime date tradizionali. Almeno questo pare di capire.
E’ tipicamente italiano che delle minoranze prevalgano sulle maggioranze, senza consultazioni o trattative. Chiunque avrebbe accettato, se fosse stato consultato, chiusura nel giorno di Natale, è chiaro. Molto meno nel giorno di Santo Stefano. Ma che importa, conta solo che qualcuno ha voluto e fatto ciò che pretendeva, in barba ai consumatori. E con l’aria di resa e rassegnazione che prevale a tutti i livelli, facile prevedere che sarà ancora così.
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