Fina al Prefetto su toni elettorali
L’Aquila – (di Michele Fina, segretario del PD) – Gentile Signor Prefetto, Caro Franco, sento il dovere di rispondere all’appello che hai ritenuto giusto rivolgerci in merito ai toni della campagna elettorale. Hai detto “lasciare fuori L’Aquila dalle dispute elettorali”. Conoscendoti capisco il senso profondo del tuo monito: “ricordare sempre che siamo in una terra drammaticamente ferita, che abbiamo tanto lavoro da fare e che dobbiamo farlo insieme”. Sento il dovere, dunque, di risponderti, questa volta in qualità di segretario della più grande forza politica della maggioranza della Provincia e non solo di amministratore locale: io e il mio partito ci atterremo convintamente ed incondizionatamente al tuo richiamo. Lo abbiamo già fatto e lo continueremo a fare per il bene della nostra terra, per il rispetto che dobbiamo al dolore della nostra gente ed anche per la salute della buona politica.
Ma non mi fermo qui. Mi faccio guidare da una delle massime che ti ho sentito ripetere più spesso, nelle tante riunioni che abbiamo condiviso, prima di introdurre parole di verità e di chiarezza: “sarò franco di nome e di fatto”. Anche io sarò franco intorno alle vicende delle ultime settimane e ai doveri della politica verso i cittadini e verso le Istituzioni.
Sono convinto che Guido Bertolaso dimostrerà la sua estraneità ai fatti che gli sono contestati in riferimento alla vicenda G8. Sono certo che la ricostruzione della gestione dell’emergenza all’Aquila da te richiamata in una recente lunga intervista sia assolutamente vera e puntuale. Lo sono perché dal sei Aprile ho lavorato notte e giorno al fianco di Bertolaso, tuo e degli altri rappresentanti istituzionali nel Comitato Operativo. Ho conosciuto lì persone oneste e serie, servitori dello Stato capaci, uomini e donne pieni di umanità e spirito di abnegazione. In quei lunghi mesi non mi ha mai sfiorato il sospetto che qualcosa fosse poco limpida. Questo non sarà importante per l’autorità giudiziaria (che continuerà ad indagare) o per la pubblica opinione ma è importante per me. D’altra parte non ho timore di essere influenzato da partigianeria. Nei mesi tra noi c’è stata stima, collaborazione, amicizia ma anche visioni diverse e confronto, a volte aspro. Mai però ci siamo votati al “partito preso”. Tutti insieme siamo stati lo Stato.
Caro Franco, tu sai che io penso che il rispetto verso le Istituzioni è indisponibile alla logica della propaganda politica. Lo è sempre ma a maggior ragione di fronte ad una tragedia come quella che abbiamo subito, davanti ai cittadini più esposti e deboli, bisognosi di potersi fidare della credibilità e della forza delle Istituzioni. Sai che queste non sono solo parole. In questi dieci mesi abbiamo attraversato momenti delicati che si prestavano ad atteggiamenti e toni irresponsabili. Penso al G8 e penso anche alle elezioni europee. Tu sei buon testimone del principio dal quale ci siamo fatti sempre guidare: sopra ad ogni cosa gli interessi dei cittadini dell’Aquila e dell’Italia. D’altra parte io stesso non perdo occasione pubblica, anche in questo avvio di campagna elettorale, di ricordare il grande senso di responsabilità del Presidente Berlusconi, di Guido Bertolaso e tuo, i quali prima e più di tutti avete voluto rinviare per due volte la data delle elezioni comunali e provinciali al fine di garantire un confronto il più possibile sereno, invece che un facile referendum emotivo. Un atto di profondo rispetto della democrazia. Ricordo bene che nei giorni in cui si doveva scegliere se rinviare le elezioni, importanti esponenti politici peroravano con forza la tesi del non rinvio. Anche allora è prevalso, nei fatti, l’interesse generale a quello di parte. Noi onoreremo quello spirito concentrando il confronto di questi giorni sul futuro del territorio e sulla classe dirigente degli amministratori locali dei prossimi anni. Non su simbolici test nazionali di gradimento buoni solo a mettere le bandierine sulla cartina geografica il giorno dello spoglio elettorale.
Allora, prendo ancora dal senso delle tue parole: nessuna strumentalizzazione e toni rispettosi. Questo ha un significato duplice: parlare delle problematiche dell’Aquila prendendole in carico tutti senza “buttarle addosso” a questa o quella Istituzione; allo stesso tempo, evitare di avere sempre l’indice accusatore puntato verso coloro che sollevano un problema, cavandosela etichettando tutti come strumentali, evitando di affrontare il merito. Insomma prediligere l’etica della responsabilità al “tatticinismo” della politica di bassa cucina.
Non sfuggo, infine, neanche al tema più spinoso. Quello che affligge il nostro paese e, ancor più profondamente, la nostra regione, da molti anni. Il corretto rapporto tra politica e giustizia. Anche qui chiarezza e franchezza: sono e resto un convinto garantista, un principio al quale non rinuncio, come ad altri ho visto fare, in virtù della convenienza del momento. Ad esempio penso che il Presidente Gianni Chiodi sia una persona onesta. Non condivido la politica della Regione ma questo non ha impedito e non impedirà una collaborazione totale per la risoluzione dei problemi. A partire dal più urgente di oggi che è la rimozione delle macerie. Non succederà quello che è successo al Comune dell’Aquila il quale si è per lunghi mesi, caricato questo problema sulle spalle rischiando anche imprecisioni ed errori, trovando in alcuni esponenti politici solo dei pubblici censori “paragiudiziari”. Noi contribuiremo a risolvere il problema prendendoci, nel bene e nel male, la comune responsabilità. Ma non basta. Viviamo nella morsa di due opposti estremismi. Da una parte c’è chi trasforma un sospetto in una condanna sommaria; dall’altra c’è chi alimenta lo scontro tra poteri delegittimando la magistratura. Lo Stato va tutelato sempre, in modo critico ma in ogni sua parte. Ecco perché di fronte al rischio concreto di distorsioni, infiltrazioni, comitati d’affari, corruzioni, non basta alla politica una difesa d’ufficio. Servono strumenti che promuovano la trasparenza e l’autocontrollo delle Istituzioni. Noi abbiamo richiamato l’esigenza di un Osservatorio per la Legalità che non si sostituisca agli organi giudiziari ma che aiuti a prevenire e codificare a monte. C’è uno strumento più efficace? Bene, il Consiglio Regionale lo valuti e lo licenzi presto. Il Presidente della Regione Gianni Chiodi ha il dovere e tutto l’interesse di mettere questa tra le sue priorità. Ne abbiamo tutto l’interesse anche noi proprio perché, da garantista, penso che i sospetti alimentino l’antipolitica la quale, a sua volta, alimenta gli opposti estremismi a nostro esclusivo danno.
Caro Franco, Egregio Signor Prefetto, io penso che per evitare di concentrarsi sulle zone d’ombra basta fare luce in tutti gli angoli; difendere la credibilità delle Istituzioni, lavorare insieme con efficacia, fare presto e bene. Questo sarà il tono delle nostre parole nel prossimo mese ed oltre.
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