Ricostruzione: monarchia assoluta a Barisciano
Barisciano – Scrive Walter Salvatore: “La Carta Costituzionale compie 70 anni ma evidentemente i suoi dettami a Barisciano non hanno attecchito.
Questo piccolo comune (italiano??) continua infatti ad essere governato da un minuscolo monarca senza che gli organi preposti al controllo (Procura, Prefettura, ANAC, ecc… ) abbiano nulla da eccepire.
In questo piccolo comune (italiano??) è infatti noto da tempo (troppo tempo) che l’attuale Sindaco è, al contempo:
Coordinatore dei Sindaci del cratere sismico;
Responsabile dell’Ufficio Sisma Comunale;
RUP per le pratiche post-sisma di rilascio del contributo, di ammissione al finanziamento, per la stesura delle graduatorie, per l’assegnazione ed erogazione dei fondi, per la liquidazione dei SAL, ecc…, ecc…);
Presidente delle commissioni tecniche per il rilascio di pareri e nulla osta;
Coordinatore dell’area omogenea dell’UTR nr. 8;
Responsabile Amministrativo, stranamente solo per un periodo limitato, dell’UTR8, quello maggiormente gravato dai complessi iter istruttori della ricostruzione;
Soggetto Attuatore del “fantomatico” Polo Tecnologico per le macerie;
nonché, ancora, dipendente del Provveditorato alle Opere Pubbliche dell’Aquila (MIT) in qualità di tecnico;
e, come se non bastasse, ora anche Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale.
Già nel 2010, l’allora Prefetto, fu formale invitato a trasformare il Comune di Barisciano in Ditta Individuale da intestare direttamente al Sindaco di Barisciano così da eliminare, una volta per tutte, l’intollerabile ipocrisia annidata nella farsa di una finta gestione democratica della cosa pubblica.
Appare evidente, per lo meno a chi è stato addirittura “epurato” dalla carica di consigliere comunale solo perché presidente di un consorzio obbligatorio, che lo status dell’attuale Primo Cittadino di Barisciano versa in condizione di incompatibilità per l’eccessiva sovrapposizione e cumulo di ruoli che attengono ad entrambe le fasi attive e passive del controllo.
Nonostante l’evidenza dei fatti e gli inquietanti riscontri emersi nel corso di alcune indagini, nulla e nessuno appare intenzionato a scalfire l’impunità di cui gode, per ragioni finora ancora ignote, questo novello Luigi XIV di Borbone.
Uno scollamento dalla realtà e un anacronismo che ha del ridicolo ma che diventa grottesco quando accompagnato da quel timore reverenziale che inibisce le opportune censure.
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