Università : “Soldi spariti e parole a vuoto” – Di Orio:”Qualcuno vuole ridurla a zero”
L’Aquila – Soldi spariti e promessa di case mobili non mantenuta. In questo l’Università aquilana deve affondare, perchè così’ qualcuno da qualche parte preferisce. ”Dove sono finiti i 16 milioni di euro promessi dal ministro Gelmini per la costruzione di una Casa dello studente all’Aquila’?”. E’ l’interrogativo lanciato dal Rettore dell’Universita’ cittadina, Ferdinando Di Orio. ”Non vorrei – ha detto – che in questa situazione melmosa siano spariti anche i ‘nostri’ 16 milioni”. Di Orio ha esortato la Regione Abruzzo, ed il suo assessore per il Diritto allo Studio, ad attivarsi per il pubblico interesse. Infine, il Rettore ha ricordato che anche il Comune ha disatteso la promessa di dare agli studenti universitari 500 posti nei Mar.
Il rettore, come riferiamo altrove, lascia spazio nella Campomizzi agli sfollati, ma non demorde sicuramente nella difesa dell’Università . E’ bene forse sunteggiare la vicenda. L’ateneo aquilano è uscito a pezzi dal terremoto e comunque ha perso alcune migliaia di iscritti, che non sono tornati. C’è un perchè, in tutto questo.
Per rimettere ijn in piedi l’ateneo il rettore ha tentato ogni strada ed è anche riuscito ad ottenere importanti risultati. Lo Stato ha dato denaro e ne ha promesso dell’altro. Le sedi ci sono, bene o male si va avanti. Il tutto è costato soldoni. Prima domanda: tutti, istituzioni per prime, vedevano che l’ateneo stava faticosamente rinascendo. Nessuno si poneva il problema di dove alloggiare gli studenti, benchè il rettore gridasse da tempo (molti mesi) che occorreva pensarci. Il Comune farfugliava di case mobili, poi ha fatto marcia indietro indecorosamente, perchè si avvertiva puzzo di bruciato e l’affare (40 milioni, si dice) attraeva molti. Ma bisogna ricordare che tra i primi il sindaco si manifestò contrario ai MAR, moduli abitativi rimovibili. Quando uno dice no ad una proposta su un problema comunque importante, deve anche portare alternative. Nessuno lo ha fatto. Probabilmente c’era e c’è chi sogna affari d’oro con i fitti degli studenti, come affari d’oro e tutti in nero erano prima del 6 aprile.
Si avanza l’ipotesi Campomizzi, comunque molto ristretta come offerta per gli studenti, e si solleva la protesta popolare (giusta) di chi non vuole essere sfrattato perr far posto agli studenti. Oggi finisce come abbiamo riferito: il rettore dice: “Adesso basta, non me la sento di seminare zizzania tra studenti e sfollati, non vogliamo più Campomizzi”. E il problema alloggi rimane irrisolto, come mesi e mesi fa. Morale: nessuno è mai stato capace di affrontarlo e venirne a capo. Questa è L’Aquila, città universitaria per scherzo (prima), per dramma, adesso. Di giorno in giorno, scopriamo sulla pelle della città come è stata gestita la sua emergenza, che non si affievolisce, ma diventa più grave di settimana in settiman.
Di Orio dice in tv: “Qualcuno vuole azzerare l’Università , in Abruzzo o fuori: diamo fastidio, meglio se diventiamo piccoli piccoli mentre gli altri crescono”. Che ci siano aquilani annidati tra questi tiratori scelti?
(Nella foto l’inaugurazione dell’anno accademico in tensostruttura)
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