Giù le mani da aglio, olio e peperoncino
L’Aquila – In una delle tante (troppe) trasmissioni tv dedicate a cucina e gastronomia, oggi, un esperto (ma non tanto) parlando di spaghetti aglio, olio e peperoncino, li ha definiti “tipico piatto romano”. La solta prepotente appropriazione romana di cose altrui, che dura da… 2700 anni. Il condimento aglio, olio e peperoncino non è romano, bensì sicuramente umbro-abruzzese, se ha senso localizzare un piatto. Si dovrebbe dire che è dell’Italia centrale, se volete, ma tassativamente non romano.
Stupisce che certa gente appaia in tv a dire sciocchezze, passando anche per esperta e autorevole.
Se si preparassero un po’ meglio, il risultato sarebbe più credibile.
I romani, o almeno i meno seri tra loro nel campo gastronomico, provarono anni fa ad appropriarsi dell’amatriciana, ignorando persino il suo nome o forse non sapendo che esiste Amatrice. Sull’etichetta di un sugo preparato comparve al piatto la cupola di San Pietro… Il sindaco di Amatrice giustamente reagì e avviò un’azione legale. tanto fu sufficiente per fermare l’abuso, ideato in modo tanto grossolano da far sospettare solo furberie da due soldi e ignoranza storico-geografica.
Del resto Roma, non avendo una cucina degna di tale nome, a parte due o tre piatti alquanto casarecci e sempliciotti, saccheggia da sempre: il pecorino sardo o abruzzese, le tagliatelle , i risotti, i dolci, e così via. A ben guardare anche nel mondo della ristorazione, i cuochi sono all’80 per cento abruzzesi, sardi, umbri, napoletani e oggi anche stranieri. I migliori negozi di gastronomia sono abruzzesi o molisani. Il migliore ristorante della città , il più stellato, ha un celebre cuoco… tedesco.
Ora ci provano con aglio, olio e peperoncino. Giù le mani, si tengano stretta la coda alla vaccinara e i vini dei castelli.
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