La geologia del Parco Majella protagonista della Settimana della Terra
Il Parco Nazionale della Majella ha festeggiato nei giorni scorsi la Settimana del Pianeta Terra e delle Geoscienze 2017 attraverso diversi appuntamenti che hanno coinvolto professionisti e semplici appassionati della montagna.
Al centro dei geoeventi proposti c’è stata la geologia nei suoi diversi aspetti e curiosità. Fondamentale per il Parco è, infatti, la candidatura a Geoparco dell’UNESCO presentata lo scorso maggio, come primo step del percorso di riconoscimento, alla Commissione Nazionale Rete Mondiale Geoparchi ed ora portata avanti insieme al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Un titolo che, in caso di esito positivo, contribuirà a far rientrare le bellezze geologiche della nostra Maiella nella rete mondiale Unesco con ricadute importanti anche a livello socio-economico.
In questo contesto, dunque, l’Ente Parco ha organizzato, domenica 22 ottobre, la giornata “Miniere della Majella. Un patrimonio da riscoprire e valorizzare”, aperta soprattutto ai geologi e valida come corso di formazione per l’ottenimento dei crediti di aggiornamento professionale continuo. Durante la passeggiata, gli interventi della geologa del Parco, Elena Liberatoscioli, di Silvano Agostini della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (SABAP) e degli esperti del GRAIM (Gruppo Ricerche di Archeologia Industriale della Maiella), sono stati incentrati sulla candidatura a Geoparco e sull’importanza della valorizzazione del territorio a fini geoturistici, sugli aspetti geologici dell’area e sulla ricchezza di rocce asfaltifere e bituminose, nonché sulla storia dell’estrazione di tali sostanze minerali dalla metà dell’Ottocento agli anni ’60 del secolo scorso. In realtà il bitume della zona era conosciuto e utilizzato anche dai Romani, come testimonia un “panetto” con bollo lineare del I sec. d.C. conservato al museo della Civitella di Chieti, e, come rivela Agostini ai partecipanti, addirittura dal Neolitico. Un saluto è stato portato dal sindaco di Roccamorice, Alessandro D’Ascanio, il quale, esperto del passato industriale locale, ha inquadrato le vicende narrate nel quadro politico e sociale dell’epoca.
Il giorno prima, 21 ottobre, il Parco è stato a Sant’Eufemia a coadiuvare la SABAP per il geoevento “Una finestra sulla Majella: il geosito di Roccacaramanico”, complice la bella giornata e una Maiella splendidamente vestita d’autunno. Sotto la guida dei geologi dei due enti e con l’ausilio di materiale didattico, le formazioni geologiche sono state spiegate nella panoramica piazza di Roccacaramanico, Piazza Callarone. Lo spuntone roccioso che svetta sull’abitato è un importante geosito: per i geologi “Conglomerato di Roccacaramanico”, per i locali semplicemente “Roccione”. Nel pomeriggio i partecipanti hanno potuto visitare gratuitamente il Giardino Botanico D. Brescia guidati da Maria Peroni dell’Ente Parco.
Ma gli eventi della Settimana del Pianeta Terra al Parco erano già iniziati il 15 ottobre quando Adele Garzarella, geologa e paleontologa, sul versante orientale della Maiella fra Taranta Peligna e Palena, ha raccontato come la geologia dell’area ha condizionato i fatti bellici nel 1943-1944 lungo la Linea Gustav. È stata l’occasione per conoscere la vecchia Lettopalena, distrutta dai bombardamenti. Sul Ponte di Lettopalena, i partecipanti hanno potuto appezzare, oltre ad una splendida vista sul Fiume Aventino, anche il singolare motivo decorativo del grosso masso che chiude la Nicchia di Sant’Antonio, che altro non sono che “impronte di fondo” ossia segni del passaggio di una corrente sul fondo di un antico mare.
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