Centro morente? Azioni, gli appelli sono parole
FITTI CHE STRANGOLANO, TASSE CHE SCHIACCIANO -
E CANTIERI CHE NON PARTONO DA OTTO ANNI –
L’Aquila – Il centro della città non solo non si rianima, anzi sta morendo di anno in anno, di mese in mese. La politica, incapace oggi come ieri di usare le meningi, produce appelli, promesse, impegni tanto evanescenti quanto improbabili. E i commercianti tagliano la corda, o almeno dicono di volerlo fare.
Questa non è rinascita, ma… rimorte.
Il sindaco e i suoi sodali, e anche coloro che si affiancano alla predica cercando di trarne benefici politici, da altre fazioni, compiano azioni e non si limitino agli appelli, che sono parole.
Prima di tutto si chiedano come aiutare chi ha il coraggio di operare o solo abitare in centro. La risposta è lapidaria: calmierare i fitti che strangolano e ridurre le tasse che stritolano. Chi decide si tornare in centro sia materialmente agevolato, sostenuto, perché abbia una convenienza a farlo o ad averlo fatto. Il solo aiuto che esiste è di natura economica. Ovviamente, il centro deve essere appetibile e non una landa buia e semidesolata. In alcune zone manca persino l’illuminazione pubblica. La gente per avere la posta ha dovuto alzare la voce con il sindaco. Ma dove siamo?
Ls argomentazione è ancora più lapidaria… anche in senso fisico.
Si chiedano sindaco e suoi sodali di chi è la colpa dei ritardi di otto anni e passa nella ricostruzione dei pilastri del centro: i palazzi, le sedi pubbliche, le banche, persino i portici. Cosa è L’Aquila senza i portici?
Il primo palazzo che ammuffisce sotto le macerie è proprio il Comune, pur essendosi 5 milioni di regalo dalla BCC per ricostruirlo. Ormai mitici gli annunci dell’inizio dei lavori, l’ultimo – che magra – degli amministratori attuali. Gli stessi degli appelli per il centro. E poi il palazzone ai Quattro cantoni, o quello della BPER di cui non si sa nulla. I politici aquilani sono timidi e timorati di fronte alla superbanca: non sanno neppure chiederle cosa intenda fare. L’elenco finisce qui, sarebbe inutile continuare.
Come si può chiedere ai cittadini di tornare in centro, dopo otto anni bruciati in chiacchiere e cantieri mai avviati? Invece di berciare al vento, la politica assuma impegni, dia scadenze e date sicure, aggiungendo: “Se dico il falso, me ne vado”.
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