Province condannate all’umiliazione


La storia delle province italiane – come enti – coincide con il triste fotogramma incerto di un’Italia sempre indecisa a tutto, sempre in attesa di salire sul carro dei vincitori, sempre confusa e ambigua. Dovevano essere abolite, ma nessuno lo voleva davvero. Tra enunciazioni di pura ipocrisia e proclami intrisi di ridicolo e ambiguità, mentre rullavano i tamburi del becero campanilismo che è il solo carattere di questo paese polveroso e vecchio, si snocciolava ovunque il più becero… provincialismo. Alla fine, le province sono restate, senza soldi, senza compiti, senza ruolo, solo per umiliare chi ci lavora e ci ha lavorato per decenni. Si finisce sempre per vilipendere i meno corazzati, i meno raccomandati. Il vero volto di una democrazia a parole come la nostra. Con tanto di sciopero dei provinciali costretti a ostentare dolore e sfinimento per poter sopravvivere.

PENSIERINO – Con gli anni i ricordi possono essere lievi come le piume di Foorest Gump, oppure mordere dolorosi. Aveva forse ragione quell’amico più anziano che, sulla sponda del lago di Scandarello ad Amatrice, disse: “Forse è meglio rincoglionirsi un po’…”. Cioè pian piano dimenticare tutto.



06 Ottobre 2017

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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