Non può rinascere una città dove la regola è il mutismo


SILENZIO ASSOLUTO DI ISTITUZIONI E POLITICA SULLE STRUTTURE CENTRALI ASSENTI DA QUASI NOVE ANNI -

L’Aquila . Il palazzo del Comune ci sarà, forse, tra alcuni anni. Il gigantesco isolato della Provincia che ospitava Camera di commercio, Sala Patini, liceo Cotugno e tanti altri siti è al di là da venire. Il palazzone della BPER non ha presente né futuro, che se ne sappia. Il complesso del Duomo è un immenso, pietoso rudere. I portici, il cuore della città, non ci sono. E così via. Hanno solo ragione coloro che dicono: o torna la città in centro, o siamo tutti finiti. La Confcommercio ricorda che i negozi in centro erano parecchie centinaia, e sono appena una sessantina, molti dei quali bar e pub, pizzerie e mescite o vinerie e simili.
Il problema è vitale, è in ballo oggi assai più che dopo il terremoto la sopravvivenza della città, che potrebbe essere sostituita da una distesa di cemento e strade senza identità, costellata da siti commerciali di grande distribuzione. E’ l’incubo di un futuro senza volto, di una realtà abitativa, non di una città. Area di dispersione sociale e depressione.
Ma i silenzi pesanti, l’assenza di risposte e prospettive, persistono sovrani e impenetrabili. Nulla emerge dai silenzi dei potenti o degli inetti. Amministratori, istituzioni e politici non sono ancora sazi di tempo perso: otto anni e mezzo. Se ne sono andati i grandi maestri del mutismo, ne sono arrivati altri. Un balletto, una semplice sostituzione. Il centrodestra dominante non mostra un volto migliore di quello del centrosinistra dominato e scacciato.


03 Settembre 2017

Categoria : Attualità
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