LA RISPOSTA NATURALE ALL’EMERGENZA IDRICA VIENE DALLE FALDE SOTTERRANEE


MA SI DIMENTICA CHE LE RETI IDRICHE PERDONO LA META’ DELL’ACQUA CHE RICEVONO… -

Scrive la sezione italiana dell’associazione degli idrogeologi:
!In questo periodo di emergenza idrica nazionale è doveroso sottolineare che la più consistente risorsa idrica del territorio italiano è costituita dalle acque sotterranee che garantiscono l’85% del fabbisogno idropotabile (48% da pozzi e 37% da sorgenti), oltre a coprire una parte significativa delle esigenze agricole e industriali. Pur risentendo della diminuzione delle piogge, la risorsa idrica sotterranea nazionale si rinnova annualmente, per circa 50 miliardi di metri cubi, valore ben 10 volte maggiore sia del totale dell’acqua invasata nel Lago di Garda che di quella che il fiume Po scarica in Adriatico in un anno. A questa risorsa si aggiungono riserve profonde non completamente rinnovabili di volume ancora maggiore, nascoste nel sottosuolo delle nostre pianure e delle nostre montagne. L’Italia, in virtù delle caratteristiche idrogeologiche del territorio, possiede quindi un’abbondanza tale di acque sotterranee da rappresentare una risorsa economica inestimabile, anche per la sua ottima qualità naturale, rispetto a quella di corsi d’acqua e laghi, naturali e artificiali.

È quindi logico affermare che l’ottimizzazione dei fabbisogni e consumi idrici nazionali debba prioritariamente passare da un’attenta valutazione e un consapevole utilizzo delle acque sotterranee, oltre che da una corretta politica di risparmio idrico. Gli idrogeologi possiedono e già mettono continuamente a disposizione gli strumenti tecnici e conoscitivi, anche innovativi, per garantire l’uso sostenibile di questa risorsa, in grado per sua natura di mitigare i problemi contingenti creati dalla siccità e di far fronte, entro certi limiti, agli effetti dei cambiamenti climatici e dell’intrusione marina.

Queste condizioni favorevoli consentono di impostare un approccio culturale realmente sostenibile, di applicazione pratica immediata anche in fase di emergenza, senza dover ricorrere alla massima intercettazione possibile dell’acqua defluente nei fiumi, con effetti indesiderati di alterazione degli ecosistemi fluviali, oltre che di cementificazione del territorio e di consumo del suolo.

Invitiamo quindi tutti i soggetti coinvolti, tecnici e politici, istituzionali e privati, a riconsiderare il ruolo centrale delle acque sotterranee e della professionalità degli idrogeologi nella programmazione di interventi a breve e lungo termine, in modo da garantire rapidamente la formulazione di risposte efficaci, nonché economicamente vantaggiose, alle crisi idriche e alle tendenze climatiche che inevitabilmente continueranno ad interessare il nostro Paese.

(Ndr) – Gli idrogeologi e i geologi in genere meritano o il rispetto di tutti per quanto vanno dicendo, inascoltati, da decenni. Continuano a farlo, forse dimenticando di rivolgersi ad un paese di pagliacci e chiacchieroni: l’Italia. Il paese in cui la metà dell’acqua immessa nelle reti idriche si perde, come hanno scoperto persino in quella città da operetta che è ormai Roma.
Questa situazione perdura da decenni, e si aggrava. I politici continuano a parlarne e a promettere. Sfrontati come sempre, in attesa di interventi milionari che dovranno prima o poi arrivare, per vantarsene e lucrarci sopra. E non usiamo un verbo più appropriato.


30 Luglio 2017

Categoria : Attualità
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