Aspettando il John Fante festival


Pescara – Domani 24 luglio 2017 ore 19,00
Piazzale Michelucci, Aurum – Pescara.
Lo scrittore spagnolo Eduardo Margaretto all’Aurum di Pescara per presentare il suo ultimo libro su John Fante

La rassegna Borgo Librario fa tappa a Pescara e omaggia John Fante, lo scrittore statunitense originario di Torricella Peligna.
Lunedì 24 luglio all’Aurum di Pescara si terrà un appuntamento della rassegna Borgo Librario dedicata alla figura di John Fante e al Festival che si tiene ogni estate a Torricella Peligna, paese d’origine dello scrittore americano.
Parlerà di John Fante Giovanna Di Lello, direttrice artistica del John Fante Festival e, a seguire, si terrà la presentazione del libro, edito da Rubbettino, “Non chiamarmi bastardo, io sono John Fante” dell’autore spagnolo Eduardo Margaretto.
Interverrà anche lo scrittore Alessio Romano.
La direzione editoriale della rassegna Borgo Librario è a cura di Paola Leccese.

In allegato
scheda sul libro
immagine copertina libro
locandina dell’evento 
Non chiamarmi bastardo, io sono John Fante
di Eduardo Margaretto
Rubbettino Editore

Una fredda mattina del 1981 lo scrittore John Fante, ormai cieco e su una sedia a rotelle, sente di avere ancora qualcosa da scrivere e inizia a dettare alla moglie il suo ultimo romanzo. Eduardo Margaretto, appassionato e profondo conoscitore di Fante, mette in scena un racconto che va oltre la semplice biografia allargando lo sguardo sulle storie dell’emigrazione italiana nelle Americhe. Pagina dopo pagina descrive la California di quegli anni, in bilico tra le incertezze della Grande Depressione e l’euforia della nascente industria cinematografica. Su questo sfondo storico-sociale si sviluppano i temi portanti del mondo letterario di Fante di cui scopriamo la vita: le origini italiane, un padre ingombrante (un “muratore con la passione del vino e una predilezione per le risse da bar”), l’emarginazione dell’adolescenza (“Quando ero un ragazzo, lì in Colorado, erano quegli stessi Smith, Parker e Jones che mi ferivano attribuendomi feroci appellativi. Per loro ero un wop, un dago, un greaser”), la difficoltà di un aspirante scrittore ad emergere, la fame, il sogno americano, il successo hollywoodiano, i libri, l’amore, l’alcool. E la scrittura intesa sempre come possibilità di riscatto (“mi sedetti davanti alla macchina da scrivere e mi soffiai sulle dita”). Realtà e finzione, vita vissuta e letteratura si mescolano in un affascinante intreccio narrativo che gioca sul continuo parallelismo tra il Fante reale e il suo alter ego letterario: “Io, John Fante e Arturo Bandini”, scrisse nel prologo di Chiedi alla polvere, “due in uno”.


23 Luglio 2017

Categoria : Cultura
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