Anno Zero: “Lontana la verità su L’Aquila”
L’Aquila- Due giorni fa il programma ”Anno Zero” si è occupato, in parte, del terremoto aquilano dando l’immagine, tuttavia, di una città che versa in situazioni ben diverse dalla realtà , trascurandone totalmente i reali problemi  e addottando, invece, il solito clichè usato da mesi, da tutti i media, di una  passerella da esposizione mediatica per politici . A tal proposito Stefano Falone, aquilano e ricercatore precario ha scritto una lettera al giornalista Michele Santoro.«La nostra è una città colpita al cuore che sta morendo», scrive Falone, «ma la verità su L’Aquila è lontana anni luce da quello che è stato il tema principe della sua trasmissione».
«Come migliaia di altri cittadini aquilani», continua la lettera, «ero incollato alla televisione per seguire la puntata dedicata alla mia città . Ma si è passata ai raggi X l’avventura di Bertolaso nei meandri del Salaria Village, incorniciando la cronaca dei lussuriosi massaggi cervicali con pittoriche ricostruzioni dei dialoghi telefonici di alcuni imprenditori e funzionari pubblici, emersi da intercettazioni dei Carabinieri».
Ma perchè, si domanda Falone, non si sono toccati anche temi «altrettanto scottanti» quali «il mancato decollo della ricostruzione leggera, le decine di migliaia di sfollati ancora sulla costa e negli alberghi delle montagne abruzzesi e le tragiche morti di quella notte che probabilmente non avranno mai risposta, viste le provvidenziali riforme della giustizia concepite dai nostri solerti governanti?»
«I fatti», continua la lettera, «su L’Aquila sono lontani anni luce da quello che è stato il tema principe della sua trasmissione. O, quantomeno, dovevano fare solo da corollario alla terribile realtà di un capoluogo di regione che si dissangua di forze e lavoro, di una città in cui la speranza di rivedere un centro storico popolato per i prossimi dieci anni è prossima allo zero, di una città usata impunemente per mesi come passerella da esposizione mediatica per politici senza il minimo ritegno. Molti dei miei concittadini avevano riposto in lei una speranza, quella di vedere finalmente portati sotto un riflettore di portata nazionale i loro problemi, che sono inascoltati da mesi perché ormai cronicamente soffocati da un sistema dell’informazione per lo più asservito al potere di turno. E’ di tutta evidenza, però, che quel potere non ha mani abbastanza lunghe da arrivare anche nella sua redazione, ed è per questo che molti di noi erano in febbrile attesa di vedere come e con quanta efficacia lei avrebbe reso giustizia alla nostra città , se non altro dandole la possibilità di raccontare una verità ben diversa da quella che viene veicolata in modo subdolo e ipocrita nelle case di ogni italiano».
«Purtroppo», continua Falone, «tutti noi abbiamo dovuto ricrederci e verificare ancora una volta, e nel modo più doloroso possibile, quanto sia più redditizio cavalcare un’onda piuttosto che onorare una professione come quella del giornalista, nell’interesse di decine di migliaia di persone colpite da un lutto e da una disgrazia inimmaginabile. Caro Santoro, L’Aquila merita di tornare a essere la bellissima città che era e ora più che mai ha bisogno che la sua voce arrivi a tutti». (Nella foto Michele Santoro)
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