“Gentiloni e Orlando revochino il Sottosegretariato a Chiavaroli”
L’Aquila – “Il Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni e il titolare del dicastero di via Arenula Andrea Orlando revochino l’incarico di sottosegretario alla Giustizia a Federica Chiavaroli”. E’ perentoria la richiesta indirizzata a Palazzo Chigi da parte del Consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco dopo le polemiche suscitate dalla nomina di Annamaria Raciti, strettissima collaboratrice di Chiavaroli stessa, a direttore della scuola di formazione del personale penitenziario di Sulmona. “Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria – esordisce Bracco – ha usato parole durissime nel commentare l’accaduto. Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha addirittura utilizzato il termine ‘vergognoso’ per descrivere la vicenda. Non posso che associarmi al pensiero del sindacalista soprattutto in virtù del fatto – prosegue il Consigliere – che il ruolo di direttore di una scuola di formazione del personale penitenziario implica estrema professionalità ma soprattutto competenze specifiche. Raciti è una funzionaria dello Stato con una formazione giuridico-pedagogica. Quali sono, sempre che ci siano – si chiede Bracco – i punti di convergenza tra il curriculum di Annamaria Raciti e il ruolo per il quale è stata nominata? Non sarebbe stato più opportuno ma soprattutto improntato a logica e buonsenso nominare una persona già appartenente al Corpo della Polizia penitenziaria e dunque con esperienza maturata sul campo?”. “Prendo atto del fatto che Federica Chiavaroli sia una persona che ha alle spalle una formazione di stampo economico-imprenditoriale – riferisce Bracco – ma fossi in lei dedicherei qualche minuto a leggere quanto stabilisce il secondo comma dell’articolo 54 della Costituzione della Repubblica Italiana, Costituzione sulla quale Chiavaroli medesima ha giurato quando è stata nominata Sottosegretario di Stato alla Giustizia. Il comma in questione recita che ‘i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore’”. Mi domando: “E’ stato un comportamento improntato alla disciplina e all’onore quello di Chiavaroli di nominare una sua stretta collaboratrice nel delicatissimo ruolo di direttore della scuola di formazione del personale penitenziario di Sulmona? Avendo una formazione di matrice giuridico-pedagogica, cosa c’entra il curriculum di Raciti con il ruolo ma soprattutto le competenze che le saranno richieste nell’espletamento del ruolo per il quale è stata nominata?”. “Federica Chiavaroli – sottolinea Bracco – ha commesso un errore politico che non può passare sottotraccia. Già in passato l’esponente prima berlusconiana e poi alfaniana è stata protagonista di dichiarazioni che hanno lasciato interdetti i più. Nel 2013 presentò in Senato (e venne approvato) un emendamento il cui fine era tagliare i trasferimenti di denaro ai Comuni e alle Regioni che ostacolavano la diffusione delle slot machine. Non contenta – evidenzia Bracco – a settembre 2014, a braccetto con tre colleghi di partito, firmò un ordine del giorno in cui si chiedeva di estendere il vitalizio anche in caso di scioglimento anticipato della legislatura. Alla sua prima esperienza romana dopo aver ricoperto il ruolo di Consigliera regionale nella consiliatura Chiodi (eletta senza aver preso una sola preferenza in quanto inserita nel listino bloccato da parte dello stesso Chiodi) e senatrice dal 2013 grazie a un’altra nomina (fra l’altro incostituzionale) targata Porcellum, Federica Chiavaroli con la vicenda della designazione della sua collaboratrice a direttore della scuola di formazione del personale penitenziario di Sulmona ha commesso una gravissima leggerezza che non può e non deve passare inosservata. Mi auguro che da Palazzo Chigi si rendano conto della totale inopportunità della nomina di Annamaria Raciti e si comportino di conseguenza. Lo auspico ma sono anche consapevole che difficilmente qualcosa accadrà e che dunque, nel giro di pochi giorni, tutto finirà nel dimenticatoio. E finirà nel dimenticatoio perche’ da oltre un ventennio a questa parte, a partire dai piccoli Comuni fino alle realtà più blasonate e luccicanti – conclude Leandro Bracco – l’anormalità è diventata normalità”.
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