Riflessioni – Le zuffe da pollaio nel Partito democratico aquilano devastano la politica
C’E’ UNA SOLA REGOLA SEMPRE VALIDA. CHI SBAGLIA PAGHI –
L’Aquila – Al PD e ai suoi maldestri nocchieri nel voto del 25 giugno è andata male, , e per di più il partito della triade ha anche maltrattato i suoi uomini da molti ritenuti di qualità , tipo Pietrucci, lo stesso Di Benedetto, l’ex assessore Di Stefano . E forse anche altri.
Come in un pollaio odoroso di guano, ora divampano le zuffe, le lettere e le controlettere, che nessuno legge; le fluviali dichiarazioni e – colmo dei colmi – anche le autocandidature alle prossime politiche. Tipo Pezzopane, che vorrebbe rimanere senatrice.
A molti che ancora riescono a ragionare pare il momento peggiore della già modesta storia del partito a L’Aquila.
Tanto modesta, da finire in collasso e sconfitta. Con tanto di premio e promozione per chi della sconfitta è quanto meno corresponsabile.
In casa delle persone normali, come nelle aziende, nei luoghi produttivi e utili alla collettività , chi sbaglia deve pagare. Non annaspare tra bizantinismi e faticose argomentazioni cavillose per spiegare ciò che agli occhi di tutti molto chiaro. Palmare.
Se Di Benedetto si avviava alla vittoria l’11 giugno, e poi è stato affondato, non è un caso, una sventura, un fortunale imprevedibile. E’ il risultato di una conduzione politica becera, inefficiente, forse autolesionista. Che ci sia chi non tollera l’emersione di giovani capaci di rastrellare consensi, è molto più di un sospetto. Che uno bravo e onesto come Di Stefano – alla guida della scottante ricostruzione aquilana – sia stato abbattuto dopo studi a tavolino, o è una cazzata tale da dover costare la carriera a chi l’ha ordita, o è una infima trama da osteria.
Il PD aveva dei capi, che oggi tutti chiamano la triade. Paghino il conto, invece di ringalluzzirsi e sbraitare tentando di occupare il futuro, dopo aver occupato il passato per decenni.
Oltre tutto, sono colpevoli anche di atteggiamenti di totale inumanità e crudeltà nei confronti di gente come Petrilli, in carcere innocente e mai risarcita. Neppure con una vicinanza mortale e politica. La politica deve essere prima di tutto umana, nei confronti di chi subisce ingiustizie di cui essa stessa è responsabile unica.
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