”Scampagnata” presso la Chiesa di San Pietro al Morrone
Paganica – Sabato 1 luglio 2017 Paganica, ricorda Raffaele Alloggia, alleganbdo il programma :Ore 9,30 – Partenza dalla fontana di Sant’Antonio in Paganica e, salendo per l’antica strada di Pescomaggiore, si giungerà dopo un breve cammino, alla chiesetta di San Pietro al Morrone. Ore 11 Celebrazione della Santa Messa dal Parroco di Paganica Don Dionisio Rodriquez. Dopo la Santa Messa i partecipanti si trasferiranno alla vicina sorgente di “Forma” per degustare il pranzo preparato da Matteo.
La tradizione
Questa tradizione popolare viene da molto lontano, già quando la Chiesetta (sec XII) era dedicata a San Petri ad Marginem, (censimento del 1312 Rationes Decimarum Italie Aprutium Molisium) ogni anno fedelmente i paqanichesi riproponevano questa festa per il giorno 29 giugno. Tutti i proprietari, familiari e amici, di terreni in località “San Pietro”, si avviavano di buon’ora, percorrendo l’antica strada della “monticazione” per deviare poi verso l’unica strada che congiungeva Paganica a Pescomaggiore.
Erano i giorni della mietitura e tutti, anche i più piccoli, raccogliendo le spighe di grano, davano il proprio contributo. La chiesetta, non avendo il campanile, intorno alle 11 per le stradine della contrada, passava il frate (negli anni 50 – 60 Padre Liborio del convento dei frati di Paganica) e tintinnando con una campanella invitava tutti ad andare alla S. Messa. Erano i tempi dei grandi “predicatori” e la sua voce rimbombava per tutta la vallata!
Alla fine della S. Messa, l’attesa più bella per noi ragazzi di allora: accapo al prato antistante, si faceva scorrere l’acqua per mettere in fresco le bevande. Mentre dalla bisaccia o dalle ceste di vimini, saltava fuori ogni ben di Dio per quello che erano quei tempi: minestra della sera precedente, salcicce, salame, formaggio pecorino, prosciutto casereccio e l’immancabile frittata con zucchine e cipolle, tra due fette di pane casereccio fatto nei tanti forni pubblici del paese.
Il momento più aspettato era quando nell’acqua fresca presa dal piccolo canale della sorgente di Forma, con una bustina di polvere e una fialetta con l’estratto d’arancia, avveniva per la delizia dei ragazzi, il miracolo: l’aranciata!
Poi dalla metà degli anni sessanta e settanta, seguito al boom industriale ed economico, come in tutto il Paese, ci fu l’abbandono dei terreni da parte dei contadini per l’industria e anche questa tradizione ebbe un lungo periodo di oblio.
Nel 2009, seguito una mia ricerca d’archivio sulla chiesetta, è stata rinverdita, con qualche variante, dovuta al tempo che passa, quella tradizione, che anche quest’anno si ripete appunto sabato prossimo.
All’interno della chiesetta, ci sono tre affreschi di cui in uno tre-quattrocentesco, “Madonna con Bambino e San Pietro Apostolo”, deturpato dall’incuria e da centinaia di graffiti; in alcuni dei quali però, sono riportate notizie storiche del nostro paese.
In uno di questi viene ricordato un periodo nefasto per i paganichesi, infatti dice che “nel mese di settembre del 1656 la peste entra a Paganica e vi durò doi anni e mezzo”, in un altro di questi graffiti si parla della carestia, quando nel “1716 fu grave ristrettezza, grana 19 il stuppello li fasoli”; hanno trovato spazio anche dei versi amorosi,”Per amor de Arso amiche Ase”, con data 1534, addì primo jennaro.
La chiesetta già danneggiata dal terremoto del 2009, con i terremoti dell’agosto 2016 e quello del gennaio 2017, si è ulteriormente aggravata la vulnerabilità della struttura, con il reale rischio della perdita del bene. Chiesta una nuova istanza di sopralluogo, confidiamo a breve tempo, in un intervento di consolidamento che possa tramandare questo “scrigno di storia” alle prossime generazioni.
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