Povero Ovidio preso a pernacchie


Sbracciarsi tanto e berciare sulla cosiddetta celebrazione del bimillenario di Ovidio nella sua città, Sulmona, e nel contempo chiudere la biblioteca equivale a sommergere il poeta di pernacchie. Come ironizzano coloro che hanno affisso manifesti a lutto per la dipartita della cultura, è come prendere in giro tutti. Ovidio diventa il poeta del disamore… ma verso la città e i suoi giovani.
Sulmona annaspa, perde l’unico cinema, e ora la biblioteca. Perde il suo centro, i negozi storici, l’identità di piccolo gioiello urbano, lasciata a vandali e schiamazzoni notturni, rissaioli e trogloditi. Non si vive di centri commerciali, noia e torpore. Ovidio avrebbe preferito, oggi, dire non Sulmo mihi patria est, bensì fuit. La sindaca si affanna a dire che i risultati si vedranno. Non spiega quando: forse se arriveranno, sarà tardi. Si rimedi, si riparino i danni, in nome della civiltà di questo Abruzzo in sgretolamento.

PENSIERINO - In Abruzzo chiudono librerie, edicole e ora anche biblioteche. Per queste ultime, la colpa è come al solito di politica e burocrazia ottuse. Che non chiuderanno mai, fino all’ultimo stipendio d’oro. Che brutto Abruzzo.



23 Giugno 2017

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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