Ciao, GianfrÃ
Non è facile pensare al caravanserraglio – sempre meno affollato – del giornalismo aquilano lasciando la sedia di Gianfranco Sciarra vuota. Lui è stato tutto, da tempo immemorabile. Ha fatto televisione, carta stampata, radio, ne ha pensate e messe in piedi cento, mai con grande fortuna, sempre con grande arguzia e voglia di emergere.
Sapeva mettere in onda cose grandi, dirette satellitari, film freschissimi, serate con artisti di nome, premi, gare, competizioni, gastronomia. Aveva idee a pacchi, non stava mai quieto, pensava a cosa fare domani. Faceva anche l’assicuratore, ovviamente, per vivere. In anni lontani e migliori, era gestore di un locale notturno in centro, bazzicato da inglesi della palla ovale.
Gianfrà , ciao. Molli troppo presto, non ci racconti l’ultima tua idea con la premessa: “Sintime frà … stamma sentì, se po fà …”.
Si è spenta la luce. Il riflettore della tv. L’Aquila è più sola e più povera di idee. Come una gassosa lasciata aperta. Un’infinita tristezza.
PENSIERINO – Pensiamo al passato, alle persone scomparse, di qualcuno non ricordiamo bene il volto. Il fiume scorre e non torna indietro. L’orologio sì, ogni 12 ore ricomincia a girare attorno ad un perno. Ottuso e mai preciso, se non per un attimo quando sta fermo.
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