Di banca in banca
Una volta L’Aquila aveva la sua banca, si chiamava cassa di risparmio, . Storia secolare, magari anche tanti difetti e sicuramente un centro di potere anche politico. Ma banca della città comunque, specie ai tempi dell’illuminismo di Tordera. Da Modena giunse la BPER. Un brusco cambiamento, poco cuore e solo managerialità anche esasperata. Solo un’estensione territoriale di lontani poteri economici e affarismi estranei.
Oggi nasce la Banca Gran Sasso e qualche numero la dice tutta: 1900 soci teramani, 500 aquilani. Nomi e vip parlano chiaro. Sì, a luglio apre una sede aquilana. Poi tante macchinette qua e là . Magari sarà anche tutta brava gente, ma di banca in banca, l’aquilanità è svanita e la città che deposita tanti soldi nelle casseforti è indifferente su chi sia il padrone della cassaforte.
Rinunciataria, silente e fredda come sempre, L’Aquila accetta sovranità e signorie esterne. Ci sta, sempre minoritaria e immemore della propria storia. Una resa. Altro che rinascita.
PENSIERINO – In un vecchio libro di storia del diritto romano, tra pagine ingiallite e inzeppate di appunti a matita, spunta una viola mammola appiattita e diafana, secca da decenni. Basterebbe un soffio per distruggerla. Un pensiero verso il tempo scomparso. Sarebbe commovente, se ricordassimo chi ce la regalò. Per fortuna, è buio totale. La mammola continuerà a non esistere più..
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