La Protezione civile al tempo del Re Sole
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – E’ stato chiaro ieri sera a Ballarò il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, in merito alla telefonata tra l’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli e il cognato Gagliardi, in cui il primo, la notte del terremoto in Abruzzo se la “rideva nel letto” e chiaro circa il suo ruolo eccellente ed anzi essenziale svolto in Abruzzo dove, ha detto, ha fatto “ non solo tutto il lavoro che serviva, ma anche eretto una cortina di ferro per impedire che chicchessia potesse arrivare all’Aquila con la speranza di poter speculare sui nostri terremotati”. Ma non la pensa così Manuele Bonaccorsi, Autore del libro “Potere assoluto. La Protezione Civile al Tempo di Bertolaso”, che, in un apposito capitolo, rimprovera al capo supremo di aver creato una urbanizazione spalmata sul territorio piuttosto che il recupero delle abitazioni B e C, di aver lasciato ancora negli alberghi, dopo 11 mesi, quasi 7.000 persone, di non avere ancora redatto chiari piani per gli edifici E, né alcuna strategia per il centro storico, cuore culturale ed aggregativo di una città che, senza esso, si troverà senza volto né storia. Il libro, presentato ufficialmente a fine gennaio al Centro Congressi Cavour di Roma, ha dato molto fastidio al Ministero dell’Interno, tanto che il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, presso il Ministero degli Interni, facendo riferimento ad una circolare (la n.3 del 16 settembre 2009), ha negato la disponibilità dei locali di via Genova 3/A, sede del Comando Provinciale VV.F di Roma, che originariamente era la sede dove si sarebbe dovuto tenere il dibattito e la presentazione. In questo libro (edito da Alegre), Manuele Bonaccorsi, redattore del settimanale Left, traccia un documentato ritratto di una macchina gigantesca e potente, che, grazie a decreti e ordinanze, può agire indisturbata in forza di situazioni di emergenza come calamità naturali o di dichiarazioni (discrezionali) di “grandi eventi”. Tema quanto mai attuale, ma con origini (e domande) molto antiche. L’inchiesta di Bonaccorsi, infatti, parte dalle radici, che affondano negli anni ‘50, quando la Protezione civile doveva essere un organismo militare parallelo per prevenire e ostacolare “la scalata comunista ai posti e alle posizioni di comando e responsabilità” (che ricorda molto Gladio). Per arrivare ai giorni nostri, il Giubileo, le trasferte del papa, i cosiddetti “grandi eventi” come il quattrocentenario della nascita di san Giuseppe da Copertino diventano avallo di ordinanze e decreti che stanziano milioni di euro per appalti concessi a imprenditori amici, come nel caso dei mondiali di nuoto di Roma. Un immenso giro di affari e fabbrica di consensi. Con il suo capo, Guido Bertolaso, che diventa così il Re Sole dei nostri giorni, il “legibus solutus”, che può disporre di fondi pressoché illimitati e poteri di ordinanza non soggetti al vaglio della Corte dei conti o della Corte costituzionale. Un sistema di potere che si regge sulla possibilità di elargire finanziamenti in deroga alle leggi (fino a riscrivere anche norme sull’ordine pubblico come nel caso di Napoli), ai regolamenti per la concessione degli appalti e ai diritti dei lavoratori (vedi G8 della Maddalena). Come dicevamo, almeno per noi, il più interessante (ed inquietante) è l’ultimo capitolo, dedicato L’ultimo capitolo è dedicato a L’Aquila, forse il più evidente esempio dell’azione della Protezione civile nel controllo del territorio. Dalla gestione rigida e “paramilitare” dell’emergenza, alla totale autonomia e discrezionalità nella fase seguente: una città stravolta nel suo tessuto sociale dal sisma a causa di una prevenzione che non c’è stata. Una città che rischia di morire, sfilacciata, a colpi di decreto, in 20 new town, mentre la ricostruzione è ancora lontana dal cominciare. Sappiamo che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha confermato la sua fiducia a Bertolaso, ipotizzando la solita manovra ai propri danni in vista delle elezioni. Intanto, soppressa con un emendamento della maggioranza l’idea di una società per azioni per la gestione dei disastri, oggi il decreto legge sulla Protezione civile approda all’esame dell’aula di Montecitorio. Entro la fine di febbraio il provvedimento dovrà tornare al Senato ed essere convertito in legge, pena la decadenza. Dal canto suo, durante la trasmissione televisiva, Bertolaso s’è difeso come un leone, ma ha anche attaccato a tutto campo. La mattina con la grisaglia da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, era stato “audito” alla Camera e dopo, con la felpa della Protezione civile negli studi tv si è mostrato convinto di essere innocente e di non aver commesso errori. Ma intanto continua la bufera su di lui e sulla fisionomia mostruosa e senza regole assunta dalla Protezione Civile. A parte ciò che troviamo in questo libro (e con ampio dettaglio storico), resta quanti riportato dalle carte della magistratura pubblicate da La Repubblica, a proposito del sistema definito “gelatinos”’ sorto per gestire le opere dei “Grandi Eventi” (che spesso “grandi” non sono), in base alle quali il capo della Protezione Civile, come contropartita per l’assegnazione degli appalti al gruppo imprenditoriale di Anemone, avrebbe ottenuto “soldi contanti e prestazioni sessuali’”. Ma, per molti, la questione va posta in altri termini rispetto a quanto convincentemente scrive nel suo libro il bravo Bonaccorsi: è molto meglio un governo che opera sia pur in mezzo a scandali, che per il momento sarebbero solo di carattere morale,che i governi comunisti che non lasciano trapelare scandali, ma ahimè sono terribilmente inefficienti. Costoro dimenticato un dato centralle nelle democrazie: non è il popo0lo che ha ragione e governa, ma sono le refole che vanno rispettate e fanno la differenza. A costoro vorremo rammentare una frase di Horace Austin, giudice e politico americano della fine dell’800: “il potere corrompe e il potere assoluto corrompe in modo asoluto”.
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