ACQUA DEL GRAN SASSO E SOLITI MISTERI
L’Aquila – Il Gran Sasso è – semplificando – un titanico boccione pieno d’acqua, che sgorga abbondante da oltre 40 anni nel versante aquilano e in quello teramano. Era il 1970 quando nel tunnel autostradale in costruzione eruppe un fiume d’acqua. Il boccione era stato bucato. Nei decenni, quell’acqua viene usata a piene mani. Nel versante aquilano non ci sono problemi di potabilità né, che si sappia, inquinamenti. Nel versante teramano, tanti problemi e anche tanti misteri. L’ultimo: dopo una settimana non si sa cosa sia accaduto, se l’acqua sia stata contaminata e da cosa. O da chi. Dopo molti giorni, il Ruzzo sostiene che l’acqua restò sempre potabile durante l’emergenza. Ma qualcuno ne decreto a non potabilità per almeno 12 ore. Dopo le quali l’acqua per 300.000 utenti tornò potabile.
Sempre senza poter capire costa stava accadendo.
Qualche semplice ragionamento può farlo anche chi è semplice utente e paga le bollette. Se i guai sono tutti nel versante teramano, dove si trovano autostrada, laboratorio del Gran Sasso e una serie di strutture che dovrebbero garantire la salute. qualche nesso deve esserci. Sarebbe diritto dei cittadini conoscerlo, ricevere informazioni e impegni precisi su eventuali interventi.
E’ vero che c’è un’inchiesta della Procura di Teramo. Ma è anche vero che autorità e istituzioni hanno il dovere di essere trasparenti ed esaurienti, senza che lo ordini loro un magistrato. Solo per coerenza, onestà e rettitudine. I primi a pretendere chiarezza dalla a alla zeta sono i sindaci, responsabili della salute dei loro cittadini.
Sarebbe giusto che lo facesse anche la sanità regionale e locale, ma aspettarsi chiarezza da quel mondo è inutile.
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