Terremoto : “Il governo richiede soldi a familiari vittime”
L’Aquila – Il premier Paolo Gentiloni rivuole i soldi per i morti del terremoto dell’Aquila. E, per questo, ne trascina in tribunale i familiari. In questi giorni, infatti – la notizia viene riportata nell’edizione odierna del quotidiano Il Manifesto , riferisce l’AGI – - sono stati recapitati i primi atti di citazione in giudizio ai parenti di alcune delle 309 vittime del sisma del 6 aprile 2009. “La Presidenza del Consiglio dei ministri, codice fiscale 80188230587, in persona del Presidente pro tempore, rappresentata e difesa dall’Avvocatura dello Stato… premesso che… “: attacca cosi’ l’atto giudiziario che ha lasciato annichiliti i destinatari.
“A seguito del noto sisma che ebbe ad interessare la citta’ di L’Aquila – prosegue il documento – fu instaurato un procedimento penale a carico di Barberi Franco ed altri, nel quale la Presidenza del Consiglio dei ministri era responsabile civile. Con sentenza numero 380 del 2012, depositata il 18 gennaio 2013, il Tribunale penale di L’Aquila condanno’ la presidenza del Consiglio dei ministri nella qualita’ di responsabile civile, ed in via solidale con gli imputati, al pagamento di provvisionale immediatamente esecutiva…”.
Il riferimento e’ al processo alla commissione Grandi Rischi. Il 22 ottobre 2012 i sette componenti della commissione, organo scientifico divulgativo della Presidenza del Consiglio, sono stati condannati a 6 anni di carcere ciascuno per omicidio e lesioni colpose. Imputati Franco Barberi, allora presidente vicario della commissione; Bernardo De Bernardinis, gia’ vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile; Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case; Claudio Eva, ordinario di fisica all’Universita’ di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. L’accusa era di aver rassicurato la popolazione, dopo la riunione del 31 marzo 2009 a L’Aquila, a pochi giorni dalla catastrofe e dei lutti, sottolineando che non c’erano pericoli, e per aver sottovalutato il rischio di un grave terremoto.
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