Chi ha celato studi e ignorato crepe nei muri?


foto51L’Aquila – Le indagini, che prevedono nei giorni venturi ancora interrogatori di decine di persone (tra loro studenti pronti a importanti rivelazioni sulla loro “casa”, più che altro oggi una bara), punteranno decisamente su alcuni elementi che stanno emergendo in queste ore. Stando a quanto appreso oggi, nella “casa-bara” dalle scosse più forti precedenti quella del 6 aprile (dunque da marzo almeno) erano comparse crepe e lesioni piuttosto preoccupanti. Tutti erano preoccupati, gli studenti reclamavano verifiche e controlli e uno vi sarebbe stato: avrebbe riguardato una colonna portante, vistosamente lesionata. Ai giovani sarebbe stato detto di tenersi lontani da quella struttura. Un giorno sarebbero stati fatti uscire dall’edificio, poi rovinosamente crollato il 6 aprile, tutti, e poi fatti rientrare, con la raccomandazione di tenere pronti abiti e scarpe vicino al letto. Una storia pazzesca, che, se fosse vera, rivelerebbe retroscena gravissimi: ci auguriamo che la Procura faccia piena luce. Se le persone normali avevano paura e udivano scricchiolii, vedevano prodursi lesioni ad ogni scossa, gli specialisti come la pensavano? Ovviamente tutto è da verificare: speriamo presto, prestissimo, perchè la casa-bara diventa ogni giorno il cuore inquietante di questa tragedia. C’è poi lo studio di esperti sismologi, risalente agli anni Novanta, secondo il quale il sottosuolo del centro storico, praticamente coperto da strati sotterranei di materiali frammentati e di origine alluvionale, ha la capacità di moltiplicare almeno per 10 gli effetti di un sisma: evento naturale abituale nella zona, con quanto meno due storici episodi di distruzione quasi totale. Non, quindi, una novità da stupire. Lo studio, effettuato sul piano scientifico e quindi autorevole, fu portato a conoscenza delle autorità, e pare che solo la Provincia ne abbia tenuto conto chiedendo fondi (mai arrivati) per il consolidamento e gli interventi di sicurezza sul centro cittadino. Studio oggi scomparso, forse restato nei cassetti, per non creare effetti vistosi sul piano psicologico e su quello economico. Materia per la Procura. Noi collaboriamo: pur senza ricordare, dopo tanti anni, nomi e persone, ricordiamo perfettamente che giunsero all’organo di stampa per il quale lavoravamo voci e riferimenti. Ciò ci indusse a muoverci, a chiedere di poter vedere lo studio o intervistare i suoi autori. Trovammo solo porte chiuse: fu praticamente impossibile appurare di più sull’inquietante documento. Muro di gomma, silenzi, ritrosìe e cauti inviti a lasciar perdere. Purtroppo, di più non sapremmo ormai dire o riferire, dato che sono trascorsi poco meno di una quindicina di anni. Ma lo studio sicuramente c’era e se ne parlò, anche con qualche preoccupazione. L’omertà prevalse e per i cronisti troppo curiosi, calò la saracinesca blindata. (G.Col.)


18 Aprile 2009

Categoria : Cronaca
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