La mostra I fiori del male donne in manicomio
Pescara – La mostra documentaria “I fiori del Male – donne in manicomio nel regime fascista” resterà aperta al Circolo Aternino anche a Pasqua e a Pasquetta dalle ore 17 alle ore 20. L’evento, organizzato dall’Orchestra Femminile del Mediterraneo e curato da Anna Carla Valeriano e Costantino Di Sante è a sostegno dell’Angsa Abruzzo (Associazione nazionale genitori soggetti autistici).
A conclusione della mostra lo spettacolo “Snaturate – Storie di donne in manicomio”, in programma venerdì 21 aprile alle ore 21 al Teatro Massimo di Pescara, con l’Orchestra Femminile del Mediterraneo, diretta da Antonella De Angelis e le attrici Susanna Costaglione, Tiziana Di Tonno e Valentina Papagna, nell’ambito della rassegna Musica e Società. Lo spettacolo verrà presentato martedì 18 aprile alle ore 12 nel corso di una conferenza stampa al Circolo Aternino in piazza Garibaldi a Pescara.
Figlie, madri, mogli, spose, amanti: donne vissute durante il Ventennio. Ai volti delle ricoverate sono affiancati diari, lettere, relazioni mediche che raccontano la femminilità a partire dalla descrizione di corpi inceppati e restituiscono l’insieme di pregiudizi che hanno alimentato storicamente la devianza femminile.
I fiori del male – Donne in manicomio nel regime fascista è una mostra sulle donne ricoverate in manicomio durante il periodo fascista nel manicomio Sant’Antonio Abate di Teramo ed è nata dalla volontà di restituire voce e umanità alle tante recluse che furono estromesse e marginalizzate dalla società dell’epoca.
Durante il regime fascista si ampliarono i contorni che circoscrivevano i concetti di emarginazione e di devianza e i manicomi finirono con l’accentuare la loro dimensione di controllo e di repressione; tra le maglie delle istituzioni totali rimasero imbrigliate anche quelle donne che non seppero esprimere personalità adeguate agli stereotipi culturali del regime o non assolsero completamente ai nuovi doveri imposti dalla “Rivoluzione Fascista”.
Storie di donne raccontate a partire dai loro volti, dalle loro espressioni, dai loro sguardi in cui sembrano quasi annullarsi le smemoratezze e le rimozioni che le hanno relegate in una dimensione di silenzio e oblio. Alle immagini sono state affiancate le parole: quelle dei medici, che ne rappresentarono anomalie ed esuberanze, ma anche le parole lasciate dalle stesse protagoniste dell’esperienza di internamento nelle lettere che scrissero a casa e che, censurate, sono rimaste nelle cartelle cliniche.
Il manicomio, in questo senso, è stato un osservatorio privilegiato dal quale partire per analizzare i modelli culturali – di matrice positivista – che hanno storicamente contribuito a costruire la devianza femminile e che durante il Ventennio furono ideologicamente piegati alle esigenze del regime. Il lavoro di ricerca e di valorizzazione condotto su questi materiali ha permesso così di recuperare una parte fondamentale della nostra memoria e di restituirla alla collettività.
La mostra ha il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune di Pescara e ha ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per i Beni e le attività culturali, della Regione Abruzzo e della Consigliera di Parità Regionale. Le fotografie e i documenti al centro del percorso espositivo provengono in larga parte dall’archivio storico del manicomio Sant’Antonio Abate di Teramo.
Alla mostra ha aderito la 4 D del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Pescara per il progetto di alternanza Scuola Lavoro.
La mostra resterà aperta fino al 23 aprile ed è promossa dall’Orchestra Femminile del Mediterraneo e realizzata dalla Fondazione Università degli Studi di Teramo in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale della Asl di Teramo e l’Archivio di Stato di Teramo.
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