M5S, esposto su inquinamento Bussi


MISURE DI MESSA IN SICUREZZA INESISTENTI O INADEGUATE –
SONO PASSATI 10 ANNI, ORA VANNO INDIVIDUATI I RESPONSABILI -

Il MoVimento 5 Stelle torna sul capitolo inquinamento Bussi e presenta un esposto che verrà depositato domani alla Procura della Repubblica di Pescara per denunciare il “persistente e grave stato di contaminazione dei terreni e delle acque superficiali e sotterranee attinenti il SIN di Bussi”. A firmarlo i Consiglieri Regionali Sara Marcozzi e Domenico Pettinari, il Deputato Gianluca Vacca e l’Avv. Isidoro Malandra.

Dal 2008 ad oggi numerosi sono stati i contaminanti, cancerogeni e non, rilevati nella zone di Bussi e Piano d’Orta. “Quella che il M5S ha presentato oggi non è solo una ulteriore caccia al responsabile dell’inquinamento, di questo a più riprese si è già occupata la magistratura ordinaria. Oggi si parte da una precisa domanda: perchè, a distanza di 10 anni, il sito è ancora contaminato, non è stato messo in sicurezza e non è stato bonificato?” chiarisce Sara Marcozzi, consigliere regionale M5S.

“Ciò che emerge, a distanza di dieci anni dalla scoperta della discarica TreMonti, è un quadro desolante fatto di omissioni ed errori che hanno causato e continuano a causare la contaminazione delle falde acquifere e dunque danni ambientali enormi. E’ per questo che abbiamo deciso di depositare un ulteriore esposto che chiarisca le ragioni dei ritardi e le eventuali responsabilità.”

L’avvocato Isidoro Malandra ricostruisce con precisione l’iter della vicenda Bussi e i livelli di inquinamento rilevati all’epoca e a oggi ancora persistenti:

2008. Bussi. Area dello stabilimento industriale ed a monte e a valle dello stesso: “La contaminazione riscontrata nelle acque riguarda i parametri As, Hg, Boro, Benzene, diversi Composti Alifatici Clorurati Cancerogeni e non cancerogeni.

2008. Bussi. Area centrale termoelettrica Edison: è stata riscontrata contaminazione da Triclorometano. A seguito della caratterizzazione in oggetto, si è evidenziato un più ampio spettro di contaminazione anche per i parametri Benzo(a)pirene, Benzo(g,h,i)perilene, precedentemente non rilevati.

2008. Piano d’Orta. Area ex Montecatini: rilevata la presenza di arsenico, piombo, mercurio, berillio, rame, vanadio, zinco e selenio con valori che superano anche di centinaia di volte le Concentrazioni di Soglia di Contaminazione (CSC).

2007. Bussi. Discarica ex TreMonti: i campioni analizzati da ARTA hanno evidenziato diversi superamenti di CSC (D. Lgs. 152/06) sia per i suoli sia per le acque sotterranee. In particolare emerge che le matrici ambientali risultano pesantemente contaminate da composti organici clorurati (con valori molto elevati per quanto riguarda l’Esacloroetano ed il Tetracloroetilene). Sono presenti, anche se in concentrazioni minori, altri contaminanti quali idrocarburi policiclici aromatici ed inorganici. Sempre nel periodo dal 2006 al 2007 sono state effettuate delle analisi su campioni di acque superficiali prelevati nel punto di confluenza del fiume Tirino con il fiume Pescara. I referti emessi hanno nuovamente evidenziato la presenza di varie sostanze organiche clorurate riconducibili alla contaminazione presente nella discarica”.

Alla luce di tali dati, pochi dei soggetti obbligati effettuarono alcuni lavori di Messa In Sicurezza d’Emergenza (MISE) e Prevenzione. Già allora, però, ARTA contestò le operazioni ritenendo che la messa in sicurezza, in particolare quella attuata dal Commissario Goio, non fosse funzionale a garantire il confinamento della contaminazione delle acque sotterranee, visti i superamenti dei valori per solventi clorurati e altri paramentri rilevati in campioni di acque a valle della discarica.

Ancora nel 2012, sempre a Bussi, il tecnico incaricato dall’Avvocatura dello Stato sosteneva che la Discarica TreMonti è la fonte primaria di contaminazione. La falda del fondo valle Pescara è pervasivamente contaminata da Percloroetilene (PCE), Tricloroetilene (TCE) e Cloroformio (CF), considerati cancerogeni, a partire dalla discarica TreMonti fino al campo pozzi S. Angelo.

Tanto è vero che con ulteriori recenti note del 2015 e del 2016, sempre ARTA continua a rilevare il persistente inquinamento e la persistente contaminazione delle acque sotterranee, dovuta ancora soprattutto a solventi clorurati a valle della discarica.

A oggi, in merito all’Area ex Montecatini – Piano d’Orta non si hanno notizie di indagini, caratterizzazioni, misure di MISE/Prevenzione, né nell’area SIN né nelle aree limitrofe in cui risiedono migliaia di cittadini.

Anche le indagini effettuate, tra marzo e giugno 2016, da Società Chimica Bussi spa nelle aree interne e a valle dello stabilimento delineano un quadro idrochimico paragonabile a quello riscontrato nelle precedenti indagini, con superamenti delle Concentrazioni di Soglia di Contaminazione (CSC). Per quanto riguarda le aree a monte dello stabilimento, i superamenti delle CSC più significativi restano circoscritti al di sotto delle aree delle ex discariche 2A e 2B. Il fiume Tirino non mostra superamenti dei limiti di legge stabiliti per acque superficiali”.

Le validazioni di Arta si spingono sino agli inizi di febbraio 2017 ed attesterebbero, al contrario di quanto affermato dalla Società Chimica Bussi spa, un aumento dei livelli di contaminazione, in particolare per quanto riguarda l’esacloroetano ed il tetracloroetano.

“Essendo passati 10 anni dalla scoperta delle contaminazioni e, a quanto abbiamo letto dalla copiosissima documentazione, persistendo ancora un grave stato di contaminazione del suolo e delle acque, abbiamo ritenuto necessario sollecitare indagini volte a capire i motivi e le responsabilità della mancata messa in sicurezza e bonifica di queste vaste aree e finalizzate a dare una svolta ad una procedura che da 10 anni viaggia di rimpallo in rimpallo, di rinvio in rinvio” precisa Sara Marcozzi “Chiediamo in particolare che vengano chiariti due aspetti: il primo, accertare se costituiscano reato a carico dei responsabili dell’inquinamento e/o dei proprietari dei siti interessati le omissioni e/o gli errori che hanno condotto all’attuale stato di contaminazione delle falde acquifere e quindi se non sia configurabile a carico degli stessi il danno ambientale implicito nella diffusione di sostanze altamente inquinanti e dannose per la salute umana; il secondo, accertare se possa configurarsi un reato di natura omissiva anche da parte del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare laddove non sia intervenuto o non intervenga in sostituzione e in danno ai fini dell’immediata messa in sicurezza d’emergenza dei siti contaminati ricompresi nel SIN Bussi”.

“Riteniamo che debba essere immediatamente interrotta la contaminazione attraverso la messa in sicurezza d’emergenza e le misure di prevenzione e non attendendo invano una bonifica per la quale si prevedono tempi lunghissimi, tanto lunghi da fornire l’alibi per non farla mai!” conclude Marcozzi.


13 Aprile 2017

Categoria : Cronaca
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