Primarie sindaco L’Aquila, stavolta il popolo è salito in cattedra con la ramazza
L’Aquila – Prima di tutto riconoscere che Americo di Benedetto ha saputo giocarsela da maestro, destreggiandosi nella difficile arte del convincere la gente a sceglierlo, pur in presenza di un carro armato come Pietrucci. Il candidato sindaco di Vivendo L’Aquila è un volto nuovo politicamente, armato solo della sua buona reputazione personale e professionale. Che abbia prevalso sonoramente è solo merito suo. E del popolo aquilano che ha affollato i seggi portando quasi 2.000 persone di più rispetto alle ultime primarie a compilare la scheda.
Sarebbe stasto difficile ovunque, lo è doppiamente a L’Aquila, città provata, consunta, prostrata e quindi sfiduciata. Oggi, forse, un po’ meno.
Come va letta la vittoria di Di Benedetto?
Tenendoci lontani dai politologi e dai tuttologi da strapazzo – che come sempre non avevano previsto nulla né forse capito nulla – sembra di capire che la gente è salita in cattedra, ma con la ramazza. Va bene il civico progressista come nume ispiratore. Va bene il metodo delle primarie, sia pure approssimativo come è da noi. Va bene l’impegno politico che di sicuro il centrosinistra ha dispiegato. Ma pulizia, tutti a casa i vecchi, compresi i meno vecchi, per lasciare spazio ad una faccia davvero nuova. Ramazzare, spazzare residui, tirare a lucido, rimettersi a lavorare di lena e con capacità .
Naturalmente, nessuno può dire che il vincitore delle primarie sarà anche vincitore delle elezioni a giugno. Sbracarsi e considerarsi i più forti è solo presunzione. Bisogna aspettare il centro destra che, perso il cavallo di razza Bergamotto, farfuglia e annaspa, ma qualcosa dovrà pur inventarsi.
E’ però forte e chiaro il messaggio del popolo aquilano: voltare pagine a tutti i livelli. Un perentorio ammonimento che varrà a qualsiasi livello politico anche per le future scelte. E’ finito il tempo dei big da ricollocare e da riciclare, inventandosi spartizioni e giochi di potere.
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