L’ultimo 6 aprile? Non per gli asquilani


Quello del 2017, scrivono i giornali, è l’ultimo 6 aprile per Cialente sindaco. Bene, dopo 10 anni è regola democratica tornarsene a casa. Vale per lui, come per il resto della triade giurassica targata PD che ha tenuto le mani sulla città per tanto tempo.
Di sicuro, il 6 aprile trascorso non sarà l’ultimo per gli aquilani e la loro città stesa al suolo. Verranno altri anniversari, altre fiaccolate, altre lacrime e altri urlatori della politica. Forse, un giorno lontano, verrà anche la ricostruzione, ma è difficile pensare al 2022 come è stato detto. Se per rifare una chiesa (San Massimo) otto anni non sono bastati neppure a pensare ad un inizio dei lavori… Se non ci sono neppure le opere per le quali sono stati donati milioni…
Più tempo passa e più aveva ragione Bertolaso, che disse: “A dieci anni ci metterei la firma”. Alludeva a dieci anni per la ricostruzione, ma non ci credeva nemmeno un po’. Conosceva bene questo paese, e poi conobbe bene anche gli aquilani.

PENSIERINO – Circa 50 milioni regalati per ricostruire parti importanti dell’Aquila, persino il Comune. Persino il teatro comunale. Sta lavorando bene e veloce solo l’ENI a Collemaggio. Disse: “Pago io e faccio tutto da solo”. Pensiero saggio e concreto.



06 Aprile 2017

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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