Privacy: Garante, post su Facebook non e’ mai per soli “amici”
REGOLE PER IL POPOLO DEI SOCIAL -
Troppi, e sono nel mondo dei miliardi, sono convinti che sui social si possa fare e scrivere ciò che si vuole di chi si vuole. Ovviamente non può essere così ed esistono delle regole, spesso strettamente necessarie per evitare il caos.
Un post su Facebook non e’ mai veramente riservato ai soli “amici”, anche se pubblicato in un profilo “chiuso”. Se poi si “postano” informazioni su minori l’attenzione deve essere massima. Il principio e’ stato affermato dal Garante privacy in un provvedimento con il quale si ordina a una donna la rimozione dalla propria pagina Facebook di due sentenze, sulla cessazione degli effetti civili del matrimonio, in cui erano riportati delicati aspetti di vita familiare che riguardavano anche la figlia minorenne. L’Autorita’ – intervenuta su segnalazione dell’ex marito che lamentava una violazione del diritto alla riservatezza della figlia – ha ritenuto che la divulgazione dei provvedimenti giurisdizionali in questione fosse incompatibile con quanto stabilito dal Codice privacy. Il Codice vieta infatti la pubblicazione “con qualsiasi mezzo” di notizie che consentano l’identificazione di un minore coinvolto in procedimenti giudiziari, nonche’ la diffusione di informazioni che possano rendere identificabili, anche indirettamente, i minori coinvolti e le parti in procedimenti in materia di famiglia.
Secondo il Garante, poi, riferisce l’AGI, l’estrema pervasivita’ della divulgazione su Internet aggrava notevolmente la violazione di diritti della persona, in questo caso per giunta minore di eta’. Non puo’ essere provata infatti, sempre secondo il Garante, la persistente natura chiusa del profilo e la sua accessibilita’ a un gruppo ristretto di “amici”, perche’ il profilo e’ facilmente modificabile, da “chiuso” ad “aperto”, in ogni momento da parte dell’utente. Vi e’, inoltre, la possibilita’ che un “amico” condivida il post con le sentenze sulla propria pagina, rendendolo visibile ad altri iscritti, determinando cosi’ una possibile conoscibilita’ “dinamica”, piu’ o meno ampia, del contenuto che puo’ estendersi potenzialmente a tutti gli iscritti a Facebook.
Nel disporre la rimozione, l’Autorita’ ha sottolineato infine, che le sentenze consentono di rendere identificabile la bambina nella cerchia di persone che condividono le informazioni “postate” dalla madre sul proprio profilo e contengono dettagli molto delicati, anche inerenti alla sfera sessuale, al vissuto familiare e a disagi personali della piccola.
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